domenica 28 dicembre 2014

Christmas with QuickMick: Pagellone di Natale!

In questa settimana c'è un aspetto negativo e uno positivo: quello negativo è che abbiamo vinto ancora senza convincere, lasciando punti pure al Bisonte (che muggendo ha ringraziato) anche se alla fine il sesto posto per grazia ricevuta l'abbiamo raggiunto. L'aspetto positivo è che posso anche non pccuparmi di questo match: è finito il girone di andata! Quindi PAGELLONE, ovviamente con giudizi non numerici, ma idioti. Come si conviene a questo blog.

IGOR VOLLEY NOVARA: voto "Araba Fenice"
Ahhh, Novara: la Novara eterna, sempre al vertice, sempre affamata di grande volley.
Eterna? Eppure questi qui fino a 26 mesi fa non esistevano nemmeno! E in 26 mesi sono ripartiti dalla cadetteria e l'hanno vinta, hanno allestito una squadra onestissima per l'"esordio" in A1 e hanno fatto una gran figura, ora hanno amalgamato una squadra da titolo e sono in testa, favoritissimi al giro di boa, con le avversarie che non sono più le corazzate di nome Bergamo o Pesaro; pensarli finalmente col triangolino sul petto non è più utopia. Certo non ti
Hai voglia a esultare, Lucianone...
puoi permettere di arrivare in fondo se non hai soldi da spendere, ma il bello sta (anche) qui: in Piemonte vivono di agi grazie a sponsor rigorosamente del territorio, nessun magnate mordi-e-fuggi e nessun padre padrone, come ai tempi della Asystel di Caserta o come a Villa Cortese (il fatto che le abbia citate insieme non è casuale. A proposito: R.I.P.!): risorgere dalle proprie ceneri, o dalle ceneri lasciate da chi è scappato con la cassa, è un piccolo grande miracolo.

ROBUR TIBONI URBINO: voto "Severino Cicerchia"
Per quelle anime povere di spirito che non conoscono "Il ragazzo di campagna" e la magistrale recitazione di Renato Pozzetto, Severino Cicerchia è uno dei personaggi della pellicola, nella fattispecie il cugino del protagonista, interpretato da Massimo Boldi. Cito da Wikipedia: "Arrivato in città, non sapendo dove andare, chiede aiuto a suo cugino Severino, trasferitosi a Milano anni prima, che gli offre ospitalità e lavoro; Artemio accetta, ma non sa che Severino è in realtà un ladro che entra ed esce di prigione e che, a sua insaputa, lo coinvolge in uno scippo ai danni di una ragazza".
Insomma, le abitudini feticiste verso assegni e cambiali del presidente urbinate Sacchi ne fanno un po' il Severino del volley femminile; il risultato di cotanto agire è una squadra che fa rivoltare nella tomba il povero Raffaello Sanzio, e che finora è riuscita a mettere insieme tanti punti quanti se ne possono contare sulle dita di una mano. Monca.
Ah, mi auguro che il presidentissimo non abbia le stesse abitudini intestinali che portarono al famoso soprannome del Cicerchia, ovvero "lo scorregione".

IL BISONTE FIRENZE: voto "Cielo alto, cielo blu"
Magari in campo stentano, ma fanculo, hanno la maglia più bella di tutti i tempi. E hanno Turlea, che appunto gioca dalla notte di quei tempi lì, e con 40 primavere nelle gambe fa
Spettacolo l'incarto, spettacolo il cioccolatino
ancora la sua differenza suina. E poi ci palleggia Petrucci come titolare, roba da fartele entrare automaticamente in simpatia (oppure da accompagnarle al tribunale dell'Aia per crimini contro l'umanità) perchè le compagne, poveracce, ti impietosiscono. E poi hanno Parrocchiale e Bertone, che se incontrano la persona giusta - inteso come coach - faranno strada. E poi Firenze, perchè vuoi mettere Firenze con, chessò... Busto Arsizio?

LIU-JO MODENA: voto "Figuriamoci"
Perchè dai, l'abbiamo pensato tutti una volta letto il roster delle bianconere, che praticamente è quello dell'anno scorso fotocopiato. "Questi vogliono puntare allo scudetto messi così? FIGURIAMOCI". E invece si sono ritrovati in casa una Folie versione superlusso, un coach affamato e un'amalgama automatica per le tante conferme, ma neanche così ovvia nel volley femminile. Ah, e Piccinini poteva anche evitare di spedire ai mondiali la sua gemella scarsa: l'unica Queen della pallavolo c'ha le unghie ancora parecchio affilate.

IMOCO CONEGLIANO: voto "99 centesimi"
Una squadra votata all'offesa più di quanto lo sarebbe Beppe Grillo (sì, è possibile), con una batteria di attaccanti da fare impallidire pure le pentole di Mastrota. In più è un team divertente da vedere, mai banale, e con un palazzetto e una cornice di pubblico da brividi. Però sono sempre lì, nel limbo di quelli che potrebbero spaccare il mondo e a volte si limitano al compitino... Quelli che gli manca un centesimo per fare l'euro, insomma. Però questa è l'unica formazione che ha i reparti coperti meglio (ritengo l'Imoco molto migliore di Novara per quel che riguarda il palleggio), se si svegliano per tempo si fanno un altro viaggetto in finale. L'anno scorso ho azzeccato la previsione (fallimentare), vediamo se faccio la doppietta...

METALLEGHE SANITARS MONTICHIARI: voto "It's a tough life"
Una squadra di onesti mestieranti del giro medio-basso (Ghilardi, Saccomani, coach Barbieri), ritorni non così esaltanti sulla carta (Brinker e Tomsia), esperte in fallimenti (Dalia) e vispe vecchiette (Gioli e Vindevoghel) che educano un manipolo di giovini promesse al sacrifizio della vita nel volley formato pane e salame. Carattere che se la gioca alla pari con Piacenza, pur con interpreti di minore lignaggio: in quattro partite consecutive hanno trovato in calendario le quattro candidate ai bassifondi del campionato (Scandicci, Firenze, Forlì, Urbino) e le hanno fatte secche tutte. Chapeau.
Ah, sono gli unici insieme a Conegliano ad aver battuto Modena. E anche noi, ma fa meno notizia.

NORDMECCANICA REBECCHI PIACENZA: voto "Capitani Coraggiosi"
Praticamente non dovevano più esistere, causa defezione dell'uomo dotato di portafoglio. Poi è cambiata l'idea, intanto però i contrattoni erano già stati scaricati; cosa fare, quindi, per
Poca grinta, mi hanno detto...
restare a galla? Semplice: ci si è affidati a donne con le palle, mica a gente che perde tempo a rimirarsi allo specchio (la presenza di Angeloni è solo l'eccezione che conferma la regola, suvvia). Mettere in campo contemporaneamente Di Iulio, Dirickx, Leggeri, Vargas e Van Hecke non sarà l'orgasmo degli esteti, ma funziona alla grande: brutte, sporche e cattive. Posizione ingenerosa dopo l'andata, intanto la prima coppa della stagione se la sono conquistata, di forza, contro una squadra a cui è bastato urlare "BUH!" per farla spaventare a morte.

POMI' CASALMAGGIORE: voto "Cambio cambio cambio di mentalità"
"Datemi datemi datemi un'altra identità", cantavano i Negrita. L'idea pessima era che volevano partire con Aguero in palleggio, e quasi sicuramente sarebbe stato un altro campionato. L'idea splendida è che hanno agganciato gente che sta piazzando una stagione MONUMENTALE: Skorupa s'è pappata il fantasma di Tai, Stevanovic è un centralone coi controfiocchi, e signori, Tirozzi è a mani bassissime l'MVP del girone d'andata. Cliente scomodissimo per chiunque, almeno finchè la magia regge: sarà un quarto di coppa Italia interessantissimo.


VOLLEY 2002 FORLI': voto "Perseveranza"
Perchè non è da tutti aver la voglia di farsi ripescare e disputare campionati infimi, senza nemmeno un ritorno apparente. Cioè, hai ingaggiato due leggende azzurre come Aguero e Cardullo, ti sei preso i titoli sui giornali e finalmente, dopo anni, puoi rendere felice il tuo title sponsor... Che non esiste! Quanto meno apprezzabile lo sforzo di Koleva nel cercare di farsi notare in questo marasma.
FOPPAPEDRETTI BERGAMO: voto "Mamma"
Non è certo un voto che ha a che fare con l'età da pensione di Paolina Paggi, nè con le forme generose di Sylla (la quale, se si spacca di lavoro e migliora la difesa, diventa fissa da
AHIA.
Nazionale). E' perchè la Foppa c'è sempre: quando perdi la fiducia nella palla al volo nostrana, ti arriva in soccorso la decana orobica. Diminuiscono i budget, cambiano le protagoniste, ma lei è sempre lì a giocarsela per le posizioni nobili. E come ogni mamma che si rispetti, cura i figli come nessuna: inevitabile per chi ha sempre trovato il modo di farsi amare sia servendo caviale che mettendo in tavola pasta e fagioli. L'ultima della covata è Plak, corpo da predestinata e fondamentali da carpentiere; se ha in mente di migliorarsi, è capitata nel posto migliore.

SAVINO DEL BENE SCANDICCI: voto "Anonymous"
Boh, finora mi è sembrato il team passato più sotto silenzio dell'intera A1. E dire che di ciccia ce n'è: hanno Stufi e Garzaro al centro...
Muresan e Lipicer a fare da bocche da fuoco...
Perinelli come promessa...
Ruzzini... Ehm...
Beh, forse è meglio che restino sotto silenzio.

E infine, ma proprio infine...

UNENDO YAMAMAY BUSTO ARSIZIO: voto "Michael Cimino"
Cimino, regista attento e tecnicissimo, dopo alcuni buoni successi ("Il cacciatore, ad esempio) si mise in testa di dirigere "I cancelli del cielo", kolossal costoso ma dal sicuro ritorno. E infatti fu un flop colossale. Di chi fu la colpa? Del regista troppo convinto dei propri mezzi, degli attori svogliati, della produzione troppo occupata da altro, o degli spettatori che odiarono il film senza sforzarsi di capirlo?
Forse tutti questi aspetti hanno un fondo di verità, di sicuro qualcuno attualmente si trova in una posizione difficile. "Apprezzo" (quindi non condivido) la co' quadar di Parisi, nel senso che altri allenatori avrebbero sbattuto in campo tutta la panchina pur di fare contenti i contestatori. Peró, se su 16 partite stagionali le titolari hanno reso al di sotto dei loro standard in almeno la metà delle occasioni, una domandina a proposito delle donnine in rosso ce la si dovrebbe porre. Undici match di campionato e una sola vittoria per 3-0, indovinate contro chi.
Ah, per finire: la miglior pescata stagionale è una ragazza che manco doveva far parte della squadra. Facciamo che le domandine diventano due...
Ri-ah: Diouf si lamenta dei fischi? Ci ha messo poco a raggiungere lo status di incontestabile, quindi...

martedì 23 dicembre 2014

Le piccole cose

Probabilmente il miglior gesto tecnico della Uyba in un intero pomeriggio. (credit: www.volleybusto.com)

Fra gli errori ci sono quelli che puzzano di fogna, e quelli che odorano di bucato.

-Cesare Pavese



Oggi, signori miei, parliamo di una macchietta piccola piccola all'interno di un testo; mi riferisco all'apostrofo, sempre meno considerato dai giovini che maltrattano smartphone e lingua italiana.
Appunto, una macchietta: è un segno di punteggiatura meno considerato della sorella virgola e sovrastato dal fretello minore punto (per non parlare della lobby ortografica generata da questi ultimi due quando si mettono in affari), grosso all'incirca quanto tre schifosi pixel. Una gocciolina in mezzo a tanti fiumi di parole che manco i Jalisse al top della forma.
Quindi, conta zero? Non proprio.
Guardate già quanta differenza fa un apostrofo all'interno di questa frase: se avessi scritto "un'apostrofo", infatti, sareste stati autorizzati a dotarvi di torce per dare fuoco a questo blog (salvo poi accorgervi che in realtà avreste incendiato il vostro monitor, ma questi sono dettagli). E ricordate che qualcuno al di là delle Alpi, in maniera meno prosaica, lo vestì color confetto e lo paragonò a un bacio tra le parole "t'amo". Mica cotiche, ahò.

Va beh, ma qui di norma si parla d'altro. Quindi nello sport, e soprattutto nel volley, quanto conta un apostrofo, e come si può commisurare alla disciplina?
L'apostrofo è paragonabile a un singolo gesto tecnico, o semplicemente a un attimo; è la frazione di secondo di indecisione in ricezione, è un fischio arbitrale, è la rotazione del polso che trasforma una diagonale in una parallela. E' il momento che, preso singolarmente, spessissimo non determina nulla, ma a volte è la chiave di tutto. Dove saremmo, o meglio come saremmo, se uno di quei tre "apostrofi" di Cruz fosse andato a segno in una certa finale? O se Starovic avesse messo a terra un apostrofo in più, in un giorno tra inverno e primavera nella lontana Baku? O ancora, a star qui a menzionare il Cretaceo, se a Soliera nel 2001 un apostrofo fosse andato fuori posto?

Tutto 'sto popò di ragionamento che non calza una beata mazza con la singola partita di domenica, dove neanche la scattosità di Sportube è riuscita a nascondere lo sciattume delle mie rosse beniamine: mai in partita se non per mezzo set, mai reattive, mai impegnate a tentare di recuperare un passivo pesantino; addirittura chi ha fatto la migliore impressione è stata Perry, già questo dovrebbe far evitare approfondimenti ai deboli di cuore (o di stomaco, nel caso specifico). Praticamente tre settimane di lavoro, per cesellare il morale e tenere aperta una serie di vittorie promettente, buttate nel cesso senza neanche la grazia di tirare lo sciacquone.


E l'apostrofo, quindi? Eh, l'apostrofo fa la differenza, e ne fa pure tanta.
L'imperativo che ogni farfalla dovrebbe avere stampigliato nella capoccia, soprattutto in periodi - che a Busto diventano spesso ere geologiche - dove risalire la china è doveroso, è uno soltanto: "LOTTO". Si scende in campo con la garra e non si molla fino alla fine, succeda quel che succeda.
Sapete meglio di me che la realtà è dipinta in altre tinte. Un segno di punteggiatura fuori posto, e oplà, ecco che il grido di guerra sopra citato diventa "L'OTTO", ovvero il numerino che identifica la nostra attuale posizione in classifica.

Se la questione fosse solo grammaticale, non bisognerebbe neanche stare a preoccuparsi più di tanto; il problemino è che avremmo iniziato il campionato tra i favori del pronostico, e a oggi ci si ritrova a un passo dal giro di boa con le migliori a doppiarci nel punteggio e con la certezza di non avere neanche il fattore campo nei quarti di finale di coppa Italia. Qualcuno preferirà aspettare il miracolo a braccia conserte (o a voce spianata, giusto per rievocare recenti attriti), ma temo che un treno del genere non passi per due anni di fila.
Mai 'na gioia, neanche a Natale...

Anzi, no: una gioia l'ho provata, dai. Questo era il titolo di Varesenews.it per l'articolo di introduzione a Modena-Busto:


Ecco, ho avuto un attacco di riso nel pensare che, sotto forma di sindone sulla guancia, alla fine la nostra bella cinquina ce la siamo pure portata a casa! Riso amaro, sia chiaro: ma in questo periodo di crisi non si butta via nulla...


mercoledì 17 dicembre 2014

Furbi et orbi

...Sacchi? Tre!
Mi ritrovavo bel bello a vergare un pezzullo sul bel periodo di questa bella Yama, per una volta senza polemiche e scemenze assortite... Quand'ecco che mi imbatto in questa intervista, per giunta passata abbastanza sottotraccia a queste latitudini (ma si sa che qui intorno tutto ciò che non è Futura suscita lo stesso interesse di un documentario sulle gallette di riso). Un'intervista che, lo ammetto, mi ha dato fastidio quanto gli attacchi mosci di De Luca del 2009-2010.
No dai, sono ironico, sempre meglio specificare... Il fastidio provato per quelle mozzarelle di De Luca è insuperabile. Però questo ci si avvicina parecchio. Chi pone le domande è il sito umbro pu24.it, l'intervista completa la trovate qui (e cliccateci perchè ci sono anche risvolti tecnici di non poco conto). Chi risponde alle domande è Giancarlo Sacchi, presidente della Robur Tiboni Urbino.
Questa è la parte incriminata:


"URBINO – Non solo in campo, anche fuori. E’ la storia degli ultimi mesi della Robur Tiboni Urbino, patrimonio sportivo della città ducale, di tutta la provincia; non solo di pallavolo, di tutto lo sport.
In campo, le otto sconfitte consecutive con cui la Robur Tiboni ha iniziato la stagione 2014/15.
Fuori dal campo, nove protesti a carico della gloriosa società sportiva nata – come racconta il sito web – “nel 1904 per volontà del Cav. Amadei”, che partecipa al campionato di pallavolo femminile serie A1. Sono tempi davvero difficili per la vita di tutti, e quindi anche per lo sport: la Robur Tiboni, che per quattro anni consecutivi ha vinto il titolo di campione d’Italia di pallavolo sulla sabbia, è finita nelle sabbie mobili delle difficoltà comuni a tutti gli italiani, singolarmente e collettivamente.
Cosa accade, perché due cambiali e sette assegni sono finiti nel Registro dei Protesti della Camera di Commercio Industria, Artigianato e Agricoltura di Pesaro e Urbino? Pubblichiamo in dettaglio, nell’ordine in cui le proponeva il Registro in data 3 dicembre 2014.
CAMBIALE: Importo 4.500,00 euro. Data scadenza: 31 luglio 2014. Data iscrizione: 10 settembre 2014.
ASSEGNO: importo 13.000 euro. Data levata 19 agosto 2014. Data iscrizione: 10 settembre 2014.
ASSEGNO: importo 2.300,00 euro. Data levata: 28 luglio 2014. Data iscrizione 10 settembre 2014.
ASSEGNO: importo 2.600,00 euro. Data levata: 4 agosto 2014. Data iscrizione 10 settembre 2014.
ASSEGNO: importo 7.500,00 euro. Data levata: 24 settembre 2014. Data iscrizione: 10 ottobre 2014.
ASSEGNO: importo 2.625,70 euro. Data levata 7 ottobre 2014. Data iscrizione: 10 novembre 2014.
CAMBIALE: importo 4.627,00 euro. Data scadenza 31 agosto 2014. Data iscrizione 10 ottobre 2014.
ASSEGNO: importo 21.000 euro. Data levata: 3 settembre 2014. Data iscrizione: 10 ottobre 2014.
ASSEGNO: importo 21.000 euro. Data levata: 19 settembre 2014. Data iscrizione: 10 ottobre 2014.
I motivi del mancato pagamento sono quasi sempre “Mancanza totale o parziale di fondi nel momento in cui il titolo viene presentato per il pagamento”.

Presidente Sacchi, cosa sta accadendo, perché la sua società è finita nel Registro dei Protesti?
“Quel che lei ha visto è tutto vero. Le spiego perché. Ho fatto una scelta: se pagavo assegni e cambiali, non mi iscrivevo al campionato di serie A1. Ho preferito iscrivermi e poi fare un piano di rientro a favore dei beneficiari di assegni e cambiali. Purtroppo, la situazione è economica è sotto gli occhi di tutti. Nell’anno nuovo andremo a firmare tutte le liberatorie. Intanto, abbiamo fatto di necessità virtù”.

Forse sarebbe stato meno costoso rinunciare alla serie A1 e ripartire da campionati inferiori.
“Quel che lei ha visto è tutto vero. Le spiego perché. Ho fatto una scelta: se pagavo assegni e cambiali, non mi iscrivevo al campionato di serie A1. Ho preferito iscrivermi e poi fare un piano di rientro a favore dei beneficiari di assegni e cambiali. Purtroppo, la situazione è economica è sotto gli occhi di tutti. Nell’anno nuovo andremo a firmare tutte le liberatorie. Intanto, abbiamo fatto di necessità virtù”.
“Non è così – replica Giancarlo Sacchi, deus ex machina della pallavolo ducale – La realtà di Urbino non è quella di Pesaro, Piacenza e Busto Arsizio. In un tessuto produttivo di grande rilevanza, si possono raccogliere finanziamenti anche in categorie inferiori. A Urbino, non è possibile. Se io rimango ad altissimi livelli, è probabile che possa attirare le attenzioni di qualche sponsor importante. Se scendo in A2 o in B1, me lo posso scordare. Dovrei realizzare un miracolo, come avvenne anni fa, quando un gruppo di ragazze nate nel 1975 mi accompagnò con successo. Le posso anticipare che, iscrivendomi alla serie A1, ho avuto il parere positivo di un’importante banca di livello internazionale per la sponsorizzazione dal 2015. Io sto traghettando la società verso una situazione (anche) economica di un certo rilievo, ma a partire dal 2015…”.

Intanto, però, la squadra naviga in cattive acque…“Non guardi il risultato immediato, pensi alla prospettiva tecnica: abbiamo ingaggiato giovani interessanti che stiamo lanciando in serie A1. Quanti pensavano che Monica Lestini potesse giocare da titolare, perché quando è stata a Pesaro non ha messo piede in campo, che ha visto solo in fotografia. Ha vent’anni, con noi gioca da titolare ed è una delle più brave. E il libero, Eleonora Bruno, che a Bergamo era sempre in panchina? L’operazione lancio delle ragazze la facciamo comunque, se i risultati non arrivano, al momento, non è determinante. Per anni, Forlì ha fatto la serie A1, è retrocessa ed è stata ripescata. Io ho cercato di mantenere la categoria, quindi un livello alto, di intraprendere rapporti per avere uno sponsor di valore. E’ chiaro che c’è una sofferenza, ma in attesa di… Quando mi ha chiesto se non sarebbe stato più facile partire da serie inferiori, si riferiva a scelte fatte da altri…”.

Presidente Sacchi, lei anticipa di una banca di livello internazionale. Sarebbe sponsor principale dal prossimo gennaio?“Le trattative sono in corso, a giorni dovrei avere la risposta. La prima ipotesi è un intervento dal primo gennaio 2015. Eventualità abbastanza difficile, perché di solito le attività di promozione di immagine hanno una programmazione più lunga. E’ molto più probabile che possa avvenire dal settembre 2015. Nel frattempo, potrebbe darci una mano con un finanziamento ponte…”.

Mi scusi se la interrompo: come può un istituto di credito del valore di cui lei parla legarsi a una società che ha nove iscrizioni nel bollettino dei protesti?“Vi spiego perché. Urbino non ha un tessuto produttivo pari a quello di Pesaro, Busto Arsizio e Piacenza, ma vanta altre ricchezze: le sue bellezze storiche, architettoniche e culturali sono note in tutto il mondo. E così il paesaggio dolcissimo e la straordinaria qualità della vita. Chi interviene, banca compresa, non lo fa per motivi tecnici, ma abbina il suo marchio a un’eccellenza che il territorio esprime, indipendentemente dal risultato tecnico; dietro ha altri interessi”.

(...) L’intervista termina con una domanda, la rivolge il presidente Sacchi: “Non mi ha chiesto perché non abbiamo fatto un’unica società con Pesaro”.
E’ un tema che affronteremo volentieri, ascoltando, se lo vorranno, i due presidenti del Volley Pesaro, Barbara Rossi e Giancarlo Sorbini, mettendoli a confronto con le idee e le parole di Giancarlo Sacchi, che ringraziamo per la disponibilità a rispondere a domande su una situazione oggettivamente poco piacevole."

Adesso: io mi sono dovuto prendere un giorno di tempo prima di buttare giù qualche parola, perchè mi sono venuti i brividi... Figuriamoci chi vive certe situazioni sulla propria pelle.
E proprio per questa presa di coscienza, caro Sacchi, io ti volevo dire GRAZIE.

Grazie, presidente. E' anche merito tuo, infatti, se gli sport cosiddetti minori (e stiamo parlando della seconda disciplina più praticata in Italia, alla faccia ro cazz') faticano a crescere perchè mancano di una componente fondamentale: l'identificazione del tifoso nella propria squadra. Ormai tutti sono abituati a vivere una parabola pallavolistica ai vertici seguendo il motto "oggi sono qui, domani chissà"; questa malagestione porta certi sodalizi ad affacciarsi al massimo campionato dal nulla, per poi implodere dopo tre-quattro stagioni quando va di lusso. Avevo già parlato delle uniche due squadre a non aver mai subito cataclismi societari negli ultimi anni: Bergamo e Busto. Casualmente una è la società più vincente e più ammirata d'Italia, in maniera altrettanto magica l'altra possiede il pubblico più appassionato e più numeroso. E questo perchè? Perchè non si è trattato di lavori fatti sbocciare a capocchia. E non mi si venga a parlare di "tessuto produttivo" favorevole... I risultati sono frutto della serietà del progetto e della capacità dei personaggi coinvolti. Il budget della Foppa sarà 5 volte minore rispetto a quelli della Bergamo pigliatutto di poche annate fa, perchè queste sono le possibilità economiche attuali: non ho mai sentito Panzetti tentare un "facite ammuina" in nome del blasone societario, figuriamoci se è accettabile permettere a certi figuri di mendicare finanziamenti nascondendosi dietro al "paesaggio dolcissimo e alla qualità della vita" di Urbino.
(Potrei anche far notare che Bergamo, grazie al lavoro di gente capace, resta ai vertici pur spendendo meno della metà di altri; ma sarebbe forse un concetto troppo difficile da capire per chi è ancora impegnato a fingere di saper amministrare il proprio salvadanaio)

Grazie Sacchi, per avere insegnato a tutti le giuste mosse utili a muoversi in questo mondo economicamente complicato.
Infatti domani andrò in banca a chiedere un mutuo, adducendo come garanzia una cifra in arrivo da "un grande gruppo finanziario, per il 2015, però non dall'inizio, magari da settembre, ma chissà mai che non mi concedano un prestito ponte, certo non lo posso confermare ma fidatevi".

La risposta della banca, immagino, sarà più o meno questa:


Quante promesse del genere si sono già sentite, solo negli ultimi anni? E questa non è neanche delle migliori: praticamente la Robur Tiboni si rimetterà in carreggiata non grazie a un accordo già esistente, ma con un presunto agreement ancora in fase di trattativa (sarebbe interessante capire quale fase, ma ho paura della risposta). Accordo che, ricordiamo, andrà a buon fine semplicemente perchè Urbino è una bella città. Basi solidissime, oh.

Grazie Sacchi, per aver iscritto la tua squadra al massimo campionato nonostante importanti pendenze, ma soprattutto grazie per averlo ammesso: perchè l'onestà non sta nel saldare debiti e nel pagare conti, sta invece nel dichiarare candidamente che "se pagavo assegni e cambiali, non mi iscrivevo al campionato di serie A1". A pochi chilometri da lì, nello specifico a Pesaro, una società triscudettata ha preferito chiudere quando ha capito di non farcela più: che fessi, eh! E poi a fine intervista ci si chiede anche per quale motivo non è stata posta la questione della fusione tra le due società: ma solo io ricordo stucchevoli polemiche tra vicini di casa che avrebbero fatto passare Busto e villa come esempio di grande fratellanza (e se non la ricordate, potete trovarne un estratto qui)? Ma solo io credo che gli onesti, quelli veri, abbiano sempre qualche ritrosia nel mettersi in affari con le varie "bande degli onesti"?

E' grazie a questi personaggi, se i vostri amici monosportivi e calciofagi vi accusano ancora di seguire la pallavolo femminile solo per "vedere i culi delle giocatrici". Personaggi così trasformano i cialtroni del pallone calciato in martiri, tutto questo mentre il nostro mondo del pallone schiacciato rimane - giustamente - piccolo piccolo.


Un grazie sentito anche a chi ha permesso tutto questo, facendo finta di non vede quando serviva: la promozione SERIA di uno sport parte dai controlli per evitare le malagestioni. Non certo nel fingersi ciechi a scapito della credibilità di un movimento, o nello scarrozzare Diouf in visita dal presidente del consiglio.

martedì 9 dicembre 2014

Il ritorno dello Jedi

credit: www.volleybusto.com

Il titolo è solo vagamente ispirato al tizio che, sabato, si aggirava sul taraflex di Bergamo vestito di una maglia da baseball simile al pinstripe dei Minnesota Twins e la scritta "Jedi" sul davanti... (*)
Ovviamente mi serviva un aggancio per chiudere una trilogia, e non c'è nulla di meglio del terzo episodio della trilogia più famosa; nei precedenti due post mi sono concentrato sul pubblico, lo farò in parte anche stavolta e poi speriamo basta (fino ai prossimi 3 episodi...).

Quindi le farfalle hanno espugnato il palaNorda, risultato mica così scontato alla vigilia (e neanche per Lucchetta e Colantoni che mi sono parsi un pelo sorpresi, per usare un eufemismo). Le chiavi?
Evitare di smarrirsi dopo un primo set giocato ad alti livelli, visto che stavolta il primo set è andato addirittura appannaggio delle avversarie; il contrario del solito, insomma.
Wolosz ha scoperto che si può imbastire un gioco offensivamente efficace anche senza caricare le bande di 12000 palloni: si sono sfruttata bene le centrali. Il contrario del solito.
Colei che finora era sembrata più una preoccupazione che un'opportunità, ovvero Michel, ha piazzato una prestazione di altissimo livello in tutte le fasi del gioco. Indovinate un po'? Il contrario del solito.
Havelkova e Diouf, mamma mia: irediddìo. Ed entrambe hanno tirato la carretta per cinque set tutti in una volta... Il contrario del solito.
Per concludere: Leonardi ha pagato dazio in ricezione, Marcon si è dimostrata offensivamente decisiva nel finale di gara, Parisi ha addirittura tolto le ragnatele dalle spalle di Perry. TUTTO AL CONTRARIO.

Ma non si doveva parlare del pubblico? Infatti lo spunto sul pubblico è questo: se rientrate negli ipersostenitori duri e puri, immagino penserete che parte di questa bella vittoria sia merito vostro. Se invece siete tra i fischiatori sentiti contro Forlì, similmente, sarete convinti che le vostre pungolature abbiano avuto il loro bell'influsso nell'inversione di tendenza.
Il sottoscritto, che si trova nel mezzo, crede che il merito sia al 100% della squadra, di chi questa gara l'ha giocata e di chi l'ha preparata. Il resto, con annesso ostracismo tra irriducibili lovers e presunti haters, è solo un giochino ininfluente ai fini del risultato finale. Forse sarò il solo a pensarla così, ma chi se ne frega: ragionare al contrario non è prerogativa della massa.

(*): se siete all'oscuro di baseball, pinstripe e Minnesota Twins: studiate un po' di cultura sportiva americana, che male non fa.
Se siete all'oscuro di baseball, pinstripe, Minnesota Twins, ma fate parte dei tifosi "volemose bene": non studiate la cultura sportiva americana, statene alla larga... è troppo competitiva per i vostri gusti.

venerdì 5 dicembre 2014

Croci, delizie, misteri

 
credit: www.varesenews.it

Eh la peppa, 2500 contatti solo per aver fatto mezzo riferimento al tifo organizzato! Forse sarei riuscito a suscitare più reazioni solo se avessi dato al post un titolo tipo "Marcon è un capitano alla Schettino" (rogo e impalamento del cadavere), "Perry ha il culo flaccido" (scomunica), oppure "Parisi vattene" (beatificazione)... Purtroppo avrei dovuto pensarci prima. I signori in rosso stiano tranquilli per il futuro: anche se l'argomento a quanto pare tira parecchio, prometto che non parlerò più del pubblico.
Infatti, in questo post, parlerò del pubblico (hi hi). Ma non del lato ultras, quello lo escludo proprio altrimenti apriti cielo: semplicemente degli spettatori che affollano le sedute in viale Gabardi, perchè nell'ultimo match sono successe cose interessanti. E ancora, è giusto partire un'altra volta da alcune dichiarazioni rilasciate alla stampa: stavolta le parole arrivano proprio da coach Parisi, e ogni periodo apre un tema primario sul momento biancorosso.

"Questa per noi era una partita molto difficile e complicata perché c'era solo da perdere: siamo in difficoltà e si sono visti ancora i nostri problemi, ovvero che a causa della troppa tensione non riusciamo a esprimerci (...) Busto è diventata una piazza molto esigente."

Da tre stagioni a questa parte giocare al Palayamamay è difficile per le avversarie, ma è difficilissimo per le biancorosse: figuriamoci l'ambientino che salta fuori quando ci si riesce a mettere nei guai pure contro Forlì, team che, in contumacia Aguero e Cardullo, sarebbe forse da B2. E non è che la piazza sia diventata esigente a caso, intendiamoci... Come già detto in precedenza la stagione è iniziata con proclami roboanti e lotta dura senza paura annunciata su ogni fronte, ci si è ritrovati a lasciare per strada una supercoppa e a soccombere in campionato contro Montichiari e Casalmaggiore; normale che, senza riuscire ad acquisire un risultato certo neanche con una delle squadre più scassate della lega, il popolino abbia iniziato ad agitarsi. A farne le spese è stata Wolosz, forse non nella sua peggior serata, ma di certo vicina alle prestazioni di una palleggiatrice di vertice più o meno quanto Galeazzi è vicino al suo peso forma.

"Quando l'ho rimandata in campo non l'ho fatto per recuperarla. Non ho pensato agli applausi del pubblico. Ho scelto per quel che ho visto: Camera non ha dato la qualità che volevo in posto 4 e quindi, visto l'andamento del set, ho rimesso Asia (...) Ma non è solo un suo problema: in generale bisogna riuscire a liberarsi dalla preoccupazione per giocare più sciolti."

Il secondo set è una tortura e Parisi toglie dal campo proprio la regia titolare: fuori Wolosz, dentro Camera, da TUTTO il palazzetto si solleva un applauso più di amara goliardia che di sostegno.
Se ne sono dette di ogni e ne ho sentite diverse, durante e dopo: chi ha sostenuto che gli scrosci erano tutti per Asia, per la sua mirabile capacità di mandare fuori giri pure Lyubushkina e per evitare che attaccasse lo stesso virus anche all'unica che stava mettendo palla di là, ovvero Diouf.
Chi invece affermava che no, Wolosz stava andando pure bene, e il battimani era tutto per il coach che finalmente è riuscito a percorrere la strada della sostituzione. Onestamente pensare che un allenatore venga applaudito, sarcasticamente o no, per aver tolto dal campo una giocatrice che non se lo meritava mi pare una roba da Darwin Award, oppure una (dis)abile arrampicata sugli specchi a difesa dell'atleta stessa, ma ormai non mi stupisco più di nulla.
Di fatto quegli applausi hanno riscattato entrambi: la biondina polacca ha succhiato linfa vitale dai gesti di scherno e s'è mangiata il taraflex nell'immediato rientro, il burbero calabrese ha dimostrato - ancora una volta - che se la folla pretende un conducator malleabile, forse dovrebbe guardare altrove.
Intanto la partita prosegue, le ospiti pareggiano e la Uyba si sgonfia come un soufflè bucato.

"Comunque sono contento per i tre punti e per la reazione che ha avuto la squadra dalla metà del terzo set."

Ordunque, cosa sarà mai successo a metà del terzo set? Dai, non fate finta di non ricordare. E non s'offendano i sostenitori duri e puri, che ce l'hanno messa tutta (spero di non avere urtato la sensibilità di nessuno almeno con questa frase!).

Chiariamoci, è un atto che odio, è irrispettosa; di certo è ciò che più si allontana dal mio pensiero riguardante l'"invito a reagire" dello scorso bastonatissimo post. Però in quella famigerata metà del terzo set, due secondi dopo un pallone toppato in difesa, sono partiti dei fischi dagli spalti, pochi ma udibilissimi. I primi della stagione.

Casualmente in quel momento Forlì conduceva di 4 punti, e il set è finito 25-17 per Busto. Altrettanto casualmente il set successivo praticamente non si è giocato. Di conseguenza si può affermare che Marcon e compagne hanno chiuso ermeticamente la partita da quel preciso istante.




Non condivido per niente il suono emesso da quel nugulo di tifosi adirati; però, chissà perchè, mettere un pizzico di pepe sopra certi tonici deretani porta sempre a effetti benefici. Altro che il Chrüterchraft nelle caramelle Ricola...


martedì 2 dicembre 2014

MOBBASTA (ovvero: considerazioni dal gentile pubblico verso il gentile pubblico)


Le parole di Massimo Aldera, uno dei Master of Ceremony della Futura Volley, valgono tanto. Soprattutto quando arrivano dopo un match che sarebbe già dovuto essere un mezzo crocevia per la regular season.

"L'UYBA non esprime il gioco in modo costante: posso capirlo a inizio stagione, ma ora comincio ad avere un'opinione: da parte delle giocatrici bisogna affrontare con maggiore umiltà le situazioni perché di fronte avevamo ottime atlete, alcune che conosciamo bene, ma che sono di un livello sicuramente non superiore al nostro. Però Casalmaggiore ha giocato di squadra mentre noi abbiamo fatto tanta confusione (...) Non mettiamo in atto le contromisure tattiche che vengono preparate con cura; in campo non vedo fare quel che è richiesto: è tempo di armarsi di maggiore umiltà e cominciare a dare veramente tutto in ogni situazione e aiutarsi di più (...) Il sostegno della società non verrà meno ma c'è bisogno anche di cambiare registro".

Credetemi, nella scorsa stagione era pure divertente dissacrare certe sconfitte e sdrammatizzarci su, giacchè i limiti di quel roster risultavano a tutti abbastanza evidenti (alle prime 10 telefonate che inizieranno con "eh ma siamo arrivati in finale scudetto!", in regalo la action figure di Massimo Dagioni). La squadra attuale è stata invece progettata per arrivare all'ultimo giorno di novembre con una veleggiata comoda in Champions, una delle prime 3 piazze in campionato, e soprattutto una coppa già in bacheca: vedete voi se le attese sono state rispettate. E ci attende un dicembre con Bergamo, Piacenza e Modena tutte in fila, mica Scandicci e Montichiari. Per questo l'affondo di Aldera ci sta eccome: è una strigliata, come dice il titolo stesso che la Prealpina ha dato all'intervista, ma è anche una conferma nella fiducia in questo gruppo. Bastone e carota.

Questo modo di pensare, che presumo sia affine a quello dell'80% degli aventi diritto, non trova troppo seguito presso chi la voce ce la mette dagli spalti, in casa e fuori. La cui posizione è, diciamo così, leggerissimamente più morbida verso le giocanti e leggerissimamente più oltranzista verso i paganti.
Sui social, principalmente quello con la grossa Effe blu, ormai si leggono cose che neanche Ceausescu sotto peyote: chi non apprezza il rendimento in campo delle "splendidissime farfalle magnifiche love love smack smack" è caldamente consigliato di trovarsi altri passatempi domenicali, chi pone quesiti è un nemico (un NEMICO, oh: siamo in guerra e non me ne ero accorto...), chi accenna a un appunto sulla scelta cromatica delle scarpe di Diouf viene crocifisso in sala mensa. L'unica linea di pensiero accettata è: i problemi esistono ma è meglio dire che non esistano, la colpa è di tutti ma è meglio che non sia di nessuno, le ragazze devono scendere in campo cazzutissime e con il sangue agli occhi ma tanto per noi non cambia niente, aspettiamo fiduciosi quelle due settimane di playoff che ci faranno svoltare l'annata, sì sì.


Puf, a terra. (credit: www.volleybusto.com)
Come precisato percentualmente poche righe più su, questa mentalità da castello incantato va a sbattere contro l'opinione di chiunque segua il volley biancorosso e non abbia sentito il bisogno di defecare il senso critico dal proprio corpo. A chi giova fare finta che tutto stia andando bene, che tutto sia perfetto?

Ho sempre apprezzato lo sbattimento di chi sostiene una società fino allo stremo, non solo a Busto (e detto apprezzamento vale anche per i 3 gruppi precedenti che si sono avvicendati al Piantanida) e non solo nel volley, per questo mi sento particolarmente a disagio nel muovere appunti verso chi ha scelto a gratis di metterci la voce e il tempo libero. Ma "sostegno" non può e non deve fare rima con "cecità", perchè...
Punto primo: accettare acriticamente certe prestazioni, e anzi far quadrato verso chi non sembra aver intenzione di cambiare registro, è uno schiaffo tirato in faccia a una città che per DNA è sì usa a lamentarsi troppo e troppo in fretta, ma che è soprattutto abituata a rimboccarsi le maniche e abbassare la testa di fronte a qualsiasi tipo di avversità.
Punto secondo: anche nel malaugurato caso (e nella remota speranza che "malaugurato" non si trasformi in "impossibile") in cui si arrivi a decidere di lanciare un piccolo-grande messaggio al team, ricordate che una manifestazione del genere non la si inscena per troppo odio, ma per troppo amore; e soprattutto, ricordate che cercare di far capire un paio di concetti alla squadra NON significa non tifare. Se il tutto non fosse abbastanza chiaro, il tifoso sfegatato può facilmente paragonare il suo attaccamento verso la Futura ad un affetto quasi filiale: tenete quindi bene a mente quest'immagine.
Provate per vostra figlia / la vostra squadra un amore viscerale ed estremamente protettivo. Il paragone regge ancora? Molto bene.
Ora, immaginate vostra figlia che torna da scuola con una pagella zeppa di insufficienze: di certo la vostra reazione non sarà quella di riempirla di coccole e caramelle, oppure di incolpare i professori rei di non comprendere il talento cristallino del sangue del vostro sangue. Nè, immagino, riterreste necessario riempirla di cinghiate inscenando metodi educativi che Montessori levati. Esiste la via di mezzo da cui tutti possono trarre vantaggio: si può mantenere la stessa linea - ovviamente affettuosa - di sempre pur essendo un tantino più rigidi del passato, in modo tale che il vostro tesorino in erba capisca di doversi impegnare nei propri compiti. Questo, signori miei, è AMORE.

Busto è sempre stata una piazza "avanti": la stabilità societaria è la causa di una tranquillità regalata a chi con il volley ci mangia, il tutto contornato da una piazza spesso esigente, ma sempre calorosa.
Ora pare che una certa mentalità del "volemose bene" stia facendo diventare Busto uguale al paese di Bengodi, dove, se indossi una maglietta rossa con paillettes e sei abilitata a mettere i piedi sul taraflex, niente ti è richiesto e tutto ti è concesso.

Bah, contenti voi contenti tutti. Io però non ho mica più tanta voglia di mettermi una benda sugli occhi dopo gare in cui si dura un set quando va bene.

martedì 25 novembre 2014

...E niente in ordine



Sì, ok, vittoria contro Urbino. che mitiga un pochino la prestazione incerta di Montichiari, che allontana dalle menti la caporetto contro Novara.
Tre partite. Tre partite che ci hanno ridimensionato, poi avvilito, quindi riossigenato. Tra l'altro nell'ultima sono pure stati siglati 10 muri, che a queste latitudini non si vedevano da un po'.

Ma in queste tre partite, quanti sono stati i muri messi a segno da centrali che di cognome non facciano Lyubushkina?
Ve lo dico io:

Forse, FORSE, continuiamo ad avere qualche problema...

lunedì 17 novembre 2014

Ai confini della realtà


Questa perla ce l'avevo sotto il naso e me ne sono accorto solo ora.

La protagonista è Giulia Leonardi, che in quest'inizio stagionale ha già fatto dimenticare i (ne)fasti della scorsa annata: sembra la vecchia LeoGiallo del triplete. Tanti elogi a lei, dunque.

Il veicolo è "Farfalle magazine", il matchprogram curato dagli Amici delle farfalle che è davvero interessante e ben fatto. Tanti elogi all'idea e alla realizzazione.

Come potrebbe quest'orgia di elogi, dunque, aver generato una perla degna di stare su questo blog?
Con un'intervista, ovviamente: Farfalle magazine intervista Giulia Leonardi.

Quesito, risposta, tutto molto piacevole. Finche non si arriva a QUELLA DOMANDA LI':

D: Il luogo di Busto che ti piace di più?

R: Tigros e lo Studio Forte.





Tigros e lo Studio Forte.

No, dai. E' uno scherzo.

Escludiamo lo Studio Forte perchè in realtà non è a Busto, ma a Samarate. Resta il Tigros, che, per i pochi che abbiano vissuto finora nella giungla, trattasi di supermercato.

Ora posso ben comprendere che Busti Grandi a.k.a. Busto Bruciata non sia proprio quella città ridente da Mulino Bianco, alla fine se era soprannominata "la Manchester d'Italia" un fondo di verità, non solo produttiva ma anche estetica, dovrà pur esserci. Ma qui si sta affermando che

IL LUOGO PIU' BELLO DI BUSTO
E'
UN
CAZZO
DI
SUPERMERCATO!!!!!!

Grande, grandissima abnegazione nel fare il gioco dello sponsor a tutti i costi.
A questo punto, da novello Aladino con il genio della lampada, chiedo che mi vengano esauditi tre desideri:
1)Un altro anno di contratto alla nostra Giulia
2)La rescissione della sponsorizzazione con Tigros
3)L'ingresso delle pompe funebri "Fratelli Ferrario" quale nuovo sponsor per la maglia del libero.

Fatto ciò, reintervistate Leonardi e ponetele la stessa domanda. L'esito sarà il seguente:

D: Il luogo di Busto che ti piace di più?

R: Il cimitero.



Spaghetti Volley




Tre partite giocate dall'ultimo post, tre esiti diversi, tre pensieri generati da questa pazza pazza (pazza pazza pazza pazza pazza pazza pazza pazza) Uyba... Sul tenore del famoso uèstern nostrano.

Il buono

Il buono ha un nome e un cognome. Con un inizio di stagione da grandi appuntamenti, una coppa da vincere subito e un campionato in cui prendere il largo, ci si aspettava un grande nome; alla fine la coppa non è arrivata, e chi ha messo subito in chiaro le proprie potenzialità al servizio della squadra è un donnino classe 1996. Alice Degradi è la più bella sorpresa di questo avvio, e non parlo solo di Busto: è l'incarnazione della fame che qualsiasi persona di sport dovrebbe avere. Parisi lo conosciamo tutti, sappiamo gli spazi che normalmente
La meglio gioventù (credit www.varesesport.com)
concede alle seconde linee: Alice avrebbe dovuto aspettare il suo eventuale turno, il bello è che non ha voluto aspettarlo. Magari qualcuna dovrebbe prendere appunti (citofonare Perry)?
Fondamentalmente ha messo il piede in campo per tre partite: ha rivoltato come un calzino il match con Conegliano, ha tenuto onestamente il campo alla sua premiere in Champions, è stata la top scorer nella debacle contro Novara. Fare affidamento solo e solamente su di lei sarebbe la mossa più sbagliata perchè si rischierebbe si bruciarla (ha pur sempre 18 anni, le si potranno concedere dei giri a vuoto?), però la ragazza sta dimostrando di poter fare sentire la sua vocina anche nel volley dei grandi.
Un jolly inatteso è anche molto rischioso, in particolare in questa stagione che sembra essere parecchio equilibrata: a quanto pare non ci sono squadre materasso, neanche Urbino che pare in crescita d'intesa e di risultati, neanche Forlì che è passata da PernacchiaLand a un funzionale ospedale geriatrico. Proprio in quest'incertezza, però, è parecchio importante avere a disposizione gente che sa cosa fare ogni qual volta viene chiamata in causa... La profondità della panca non può che essere un vantaggio. La panca però andrebbe usata un bel po' più spesso.

Il brutto

Il rovescio della medaglia di un così grande equilibrio sta tutto qui: puoi fare punti con chiunque, ma puoi anche perderne contro chiunque. La Igor non è l'ultima squadretta del campionato, e questo si sa; ma non lo è neanche l'Imoco. Nonostante tutto, sabato sera la squadra ha messo sul taraflex un atteggiamento che definire remissivo sarebbe un eufemismo; sembrava che si stessero per giocare una seconda gara contro le finlandesi del Salo, con la sicurezza di vincere anche mettendoci il minimo sforzo. E, quando sei sulla carta una delle tre potenze del campionato, non te lo puoi permettere...

Un'espressione che accomuna molti...
(credit www.volleybusto.com)
Poi: in contumacia Diouf, l'attenzione di qualcuno (ne parlo al prossimo punto) si è concentrata su ciò che avveniva ai lati, inteso come promozioni a titolare e mancati cambi per rifiatare. Ma il problema grosso non sta al centro e nel palleggio? Se è pur vero che con Lyubushkina si è trovato il classico colpo di coda a risolvere una situazione ancor più deficitaria, è vero anche che Michel e Pisani stanno facendo un botto di fatica (gesù, quanto mi fa male scriverlo. Del male fisico, davvero). La prima è sfiduciata in attacco, pessima nella lettura del gioco avversario e in totale involuzione rispetto all'anno scorso; la seconda non gode più di quella fiducia futura da "diamond in the rough" di cui beneficiava prima della sua dipartita per Ornavasso. Il risultato è un muro (che tra l'altro nessuno ha visto tranne i refertisti) messo a terra in tutta la partita. Perdipiù questo mezzo dualismo mi ricorda parecchio il turnover Serena-Kim della parte centrale della stagione 2010/2011, che portò a esiti leggerissimamente nefasti. Comunque, nelle prime uscite, cento volte meglio l'italiana dell'inglese: a quest'ultima ridarei la responsabilità di prima tifosa in zona cubo del cambio, chissà mai che non venga fuori un finale di stagione come quello scorso.
Il palleggio, signur, è uno dei pochi motivi per cui mi trovo d'accordo con la gente che implora (con parole mica tanto supplichevoli, ma va beh) il coach di buttare Camera in campo. Ok, quando c'è Diouf ormai è assodato che la maggior parte dei palloni vadano a lei: Asja sembra uno spasimante che cerca in tutti i modi di farsi notare dalla figa di turno. Ma con Degradi nello stesso ruolo, cosa fai, le dai comunque 40 biglie in 3 set? Questo per tacere dell'insistenza nel cercare le bande anche con ricezione piùppiù, o della palla assassina messa sulla testa di una Marcon senza rincorsa e al terzo attacco consecutivo: muro già schierato e automatico punto subìto.
Infine, sfogo personale: mettere i tifosi avversari al secondo anello è un attentato per i possessori dell'ex abbonamento giallo, sappiatelo: anche perchè all'inizio da quel lato non ci si poteva neanche sedere, gli steward non sapevano che cacchio di spicchio chiudere e ti buttavano direttamente dalla parte opposta... Ammetto di avere un pochino odiato la Uyba, nel prepartita. Ma solo un pochino, eh. Poi è iniziata la partita e l'ho detestata, hi hi.

Il cattivo


E' il caso di concentrarsi su fatti di campo anche per quel che riguarda il cattivo? Certo, SAREBBE il caso. Però non lo faccio, e non certo perchè non ci sia nulla da dire.
C'è stata una cosa che ieri mi ha dato sinceramente fastidio, ed è avvenuta al bar, durante il classico caffè della domenica mattina: quell'usanza tipica del weekend dove passi una mezz'ora di relax, ti intrattieni con gli avventori, e magari ci scappa anche di leggere il giornale. Beh, sabato si è giocato: ovvio che il primo pensiero è andato alle pagine sportive e al 

...CiaraTelli?
commento della stampa specializzata. Avevo sottomano "la Prealpina", sono andato dritto filato alla parte che mi interessava...
Nulla da dire sulla cronaca, ineccepibile come sempre per questa testata; il resto però m'ha lasciato a bocca aperta. C'era 'sto pezzo di opinione, ma più che un'opinione sembrava messo giù con la stessa sicumera che usa un prete durante l'omelia, in cui l'autore ha dovuto a forza inculcare a tutti l'assioma che la formazione era sbagliata: Degradi non andava messa come opposto, non è il suo ruolo, e così facendo si esclude automaticamente la possibilità di sfruttare il cambio più in forma in posto 4. Che come concetto non sarebbe poi neanche così sbagliato e neanche così inascoltabile, se solo non si cercasse di proporlo per quattro volte all'interno dello stesso articolo per qualche oscura ragione... Ragione che, man mano, francamente mi è diventata sempre meno oscura: in tutto il testo si fa un ben poco velato riferimento all'incapacità di Parisi nel gestire e nel mettere in campo la squadra, salvaguardando allo stesso tempo chi, sulla parte rosa del taraflex, ci ha messo le proprie belle fettone. E infatti nelle pagelle si rasenta il ridicolo: voto 5 a Degradi, massacrata nonostante il pezzo principale (scritto evidentemente da un altro autore) avesse avuto per lei parole d'elogio; migliore in campo per la Uyba è addirittura Michel, che si becca un bel 6 con annessa esortazione ad indossare una sottomaglia in sile "Why always me?", a mo' di un altro famoso perseguitato politico (e dal QI stratosferico, aggiungerei).

Michel da 6? Michel che paga le colpe di tutti e viene sostituita per Pisani nel terzo set, tra l'altro tra gli applausi dell'intero Palayamamay che non vedeva l'ora di vederla poggiare le terga sulla panca?

Suvvia, Ciara ha fatto cagare anzichenò.
Dunque: nessuna persona sana di mente (i soliti tifosi affetti da cecità stiano a cuccia) potrebbe affermare che Michel abbia meritato la palma di mvp tra le farfalle. Così come nessuna persona dotata di un cervello con sinapsi attive potrebbe pensare che una diversa disposizione tattica avrebbe ribaltato il punteggio. Quindi, a meno di uniformarmi alla massa di pecoroni nel considerare i giornalisti come dei decerebrati, credo proprio che tutti questi concetti siano stati vergati per uno scopo ben preciso. Ed è chiaro che qualcosa sotto ci deve essere, perchè queste parole scaricate tramite quotidiano sembrano proprio una bella vagonata di cacca gratuita inviata direttamente a casa Parisi. Caro giornalista, da cosa deriva tutto questo livore?

giovedì 6 novembre 2014

Generazione (E)X






E vabbè. E che dobbiamo dirci? Di quel 2-0 che sarebbe diventato comodo comodo un 3-1, e invece viva la convivialità, è tanto bello gustarsi un quinto set in compagnia? O di quegli stramaledetti black out che figuriamoci a estirparli dal nostro taraflex? O di un palleggio che, appena salta lo schema "palla a Diouf e pedalare", non sa più che pesci prendere?
Sì, sì. E tutte quelle robe là, che tanto le avete già pensate domenica, e le avete già lette ovunque da lunedì in poi. Tanto c'abbiamo come minimo una trentina di partite davanti, hai voglia a parlare degli psicodrammi sportivi della Busto pallavolistica. Temi MAI affrontati in passato, per giunta.

L'evento dell'ultimo match era un altro. Tra le fila di Scandicci spicca la mia nemesi della scorsa stagione, alla faccia della ormai dimenticata Carli (che almeno ha avuto la decenza di autodistruggere la stagione dell'Imoco con le sue stesse mani, eccheccazzo).

Ilariona Garzaro, the so-called "muraglia vicentina". Una centrale che l'anno scorso, in quanto a solidità, se l'è giocata con la ricotta Vallelata.

I prodromi c'erano tutti, ah, accidenti se c'erano. Da un sacco di tempo era stato stabilito il calendario: prima giornata che la Uyba non può fallire, la ex che insieme alle compagne pare pronta a recitare la parte di vittima sacrificale.
Poi, pochi giorni prima del match, intervista dai toni neomelodici e dal titolo agghiacciante: "Busto nel cuore, io sarei rimasta". Fortunatamente a Busto hanno pensato che valeva la pena mettere insieme una squadra decente anche per quest'anno.
Poi ancora, direttamente al pala, il saluto degli amici delle Farfalle con uno striscione (un laconico "ciao Ilaria") che di solito si tributa ai defunti. Quindi azzeccatissimo, a giudicare da tutti i cristi che la destinataria del saluto ha contribuito a far tirare giù dalla croce, sotto forma di bestemmioni dagli spalti.

Eddai, non poteva andarle bene.

E infatti, con mia somma soddisfazione, Garzaro, la GRANDE EX, la MURAGLIA VICENTINA...

...Ha disputato una partita della madonna.

Adesso, spiegatemela. Cioè, non spiegatemi tanto la prestazione di Garzaro, in fondo è rimasta in letargo per 13 lunghi mesi e prima o poi avrebbe dovuto svegliarsi; spiegatemi perchè gli ex ci fanno sempre tanto tanto male quando tornano qua! Perchè una Matuszkova qualsiasi nelle fila di una Pavia qualsiasi arriva ad estrometterci dai playoff a domicilio? Perchè una Ritschelova riannusa l'odore del tetto in legno lamellare e guida Castellana Grotte a fregarsi dei punti?

...Ma non è che da fuori siamo troppo buoni con le avversarie e per questo motivo, novelli Tafazzi, contribuiamo nell'autoinfliggerci delle scudisciate in mezzo ai maroni?

giovedì 23 ottobre 2014

Goodbye, my friend goodbye


Ornavasso saluta. Forlì viene ripescata in A1.

Nulla da dire sui criteri che hanno portato a questa decisione. La società giallonera non ha saputo rispettare gli accordi economici con i propri dipendenti; quindi, proprio come vuole la regola, è stata ostracizzata dalla massima serie.
La società romagnola non riesce a imbastire una squadra degna di questo nome più o meno dal pleistocene, ma ogni anno chiede il ripescaggio e spesso lo ottiene; quindi, proprio come vuole la regola, è stata ammessa per l'ennesima volta tra le grandi.

Nulla da dire sui criteri, appunto. Molto da dire, però, sulla questione che questi sacrosanti criteri trovino effettiva applicazione a DIECI GIORNI dall'inizio del campionato.


Cosa penso, quindi, della credibilità di un movimento i cui vertici ancora si stanno bullando per la botta di popolarità post-mondiale?
Penso che non sia sbagliato celebrare questa stessa credibilità il giorno stesso dell'inizio del massimo torneo italiano di volley, il 2 novembre. Ovvero il giorno dei morti.

sabato 18 ottobre 2014

Mors tua, diretta mea?

 
Sembrava un venerdì 17 come tanti, solo un po' meno sfigato... Me ne stavo bel bello a scrivere un pezzullo sui mondiali (come sempre sul pezzo quanto il vostro amico più ritardatario) quando un social network - quello blu con la effe bianca, nello specifico - ha cominciato a infuocarsi. Messaggi d'astio e di scherno da parte della comunità pallavolistica della grande rete, con anche grosse giocatrici (vedi Togut) impegnate a prendere una posizione.
Cerino e benzina li ha accesi Silvia Gottardi, giocatrice di basket, tramite il suo blog "She got game"; il post potete trovarlo qui, e vi consiglio di cliccarci su perchè è giusto non limitarsi al "misfatto". Però ho bisogno di riportare tutto il testo, per migliore comprensione:

MORS TUA VITA MEA

Sabato sera, tornando dal massacro di Torino in pullman, abbiamo saputo della sconfitta del volley femminile nella semifinale dei Mondiali contro la Cina. Alcuni dei miei dirigenti hanno esultato per questo risultato; io sono stata zitta, un po’ scombussolata, e ci ho pensato per 4 giorni.
Ora gioisco anche io per la sconfitta delle pallavoliste, e gioisco doppiamente per la seconda tegola contro il Brasile che le ha escluse dal podio. Non si tratta di poca solidarietà femminile, chi mi conosce sa benissimo che sono una buona a cui non sta sul culo mai nessuno, ma qui si tratta veramente di “mors tua vita mea”, e ahimè chi sta morendo siamo noi: la pallacanestro femminile. Ogni ulteriore vittoria del volley significa più spettatori in televisione, più articoli sui giornali, più appassionati sulle tribune, più bambine iscritte… Che tradotto in “cestisticense” equivale a meno visibilità, meno spettatori, meno bambine iscritte, meno possibilità di sfornare campionesse, meno chances di ottenere successi per la Nazionale. E non dimentichiamo una cosa fondamentale: meno sponsor! Insomma, è un cane che si morde la coda!
Ma insomma cos’ha questo volley più di noi? Ok, giocano con mini divise attillate (presidenti sveglia, rendete anche noi un pelo più appetibili per il triste target maschile che ancora guarda solo questo!) giocano truccate (ma quindi vuol dire che non sudano, perché altrimenti sarebbe impossibile), sono più femminili (ma chi l’ha detto che uno sport con il contatto fisico è meno femminile?). Io non mi sento meno femminile perché subisco falli dal mio difensore o perché faccio un tagliafuori a rimbalzo, né tantomeno perché vesto dei pantaloni da rapper per giocare (che non mi piacciono, ma su questo ritornerò un’altra volta!). La femminilità è un’altra cosa, che non ha a che fare con il modo di vestire o le unghie corte. Io mi sento molto femminile anche se gioco a pallacanestro!
Anche la credenza che le pallavoliste siano delle fighe da paura e le giocatrici di basket dei grossi sacchi di patate va sfatata. Può capitare, certo, che ci sia qualche giocatrice un po’ più “grossa”, magari un pivot, ma mediamente tutte le atlete (soprattutto nelle categorie superiori) hanno dei fisici pazzeschi e potrebbero davvero essere delle fotomodelle (mi vengono in mente la già nominata Viola Valentina Vignali e Patrizia De Gianni, che già sono anche modelle, le straniere Olga Maznichenko e Kata Honti… Ma ce ne sono tantissime altre!). Non tutte le pallavoliste sono come la Piccinini, già una non esattamente esile come Valentina Diouf (la migliore ai mondiali), è un’altra cosa. Perché è facile essere fighe e sempre pettinate quando bisogna solo saltare e aspettare il pallone con il culo in posizione fotografica, quando devi anche scivolare in difesa, passare sui blocchi, correre in contropiede, palleggiare e passare proteggendo il pallone, tirare senza farti stoppare, saltare a rimbalzo, tutto è più complicato... Anche essere aggraziate. Per fortuna altrove in Europa e negli USA la pensano come me, tant’è che i palazzetti WNBA e gli stadi di calcio femminile (per citare un altro sport che in Italia viene considerato poco femminile) sono straripanti.
Ve lo dico io quali sono le due cose che veramente ci differenziano dalle cugine pallavoliste: il loro ufficio marketing che sa trasformarle in veri personaggi, e la rete più bassa!
Bingo: la rete più bassa! Eh sì… Anche nel salto ad ostacoli le donne hanno gli ostacoli più bassi degli uomini. Solo nel nostro sport non è previsto alcun tipo di adeguamento alle nostre capacità fisiche ovviamente inferiori (la palla più leggera è una cazzata che non menziono neppure). Addirittura ci hanno complicato la vita allontanando la linea da tre, perché per gli uomini era troppo vicina! Loro, gli uomini, non hanno bisogno di saper tirare in sottomano di destro e sinistro, non hanno bisogno di una meccanica di tiro perfetta, di saper fare il semigancio o l’arcobaleno. Loro tirano da 9 metri e schiacciano! Ma se potessimo farlo anche noi non sarebbe forse più spettacolare? Quantomeno con i canestri più bassi sarebbe più facile metterla dentro e i punteggi si alzerebbero di pari passo alla spettacolarità delle partite.
Non molliamo ragazze, teniamo duro, convinciamo le bambine a giocare a basket, perché questo è davvero lo sport più bello del mondo… Anche in versione femminile!

Letto? Bene.
Prima di iniziare, due premesse. La prima: ognuno ha diritto di esprimere la propria opinione. La seconda: questo non è un blog che non si basa su giudizi da educanda (e quindi si allontana dal 98,7% di tutto ciò che viene scritto sul volley in rosa), ma viaggia sul filo della perculata.

Ordunque, come affrontare questo magnifico anatema verso la pallavolo femminile? Si potrebbe buttarla in vacca senza troppi sforzi, con affermazioni tranchant che Beppe Grillo levati: la via breve, diciamo. Oppure si può analizzare il tutto in maniera un pelo (che a quanto pare tira più di un carro di buoi) più estensiva, percorrendo la via lunga. Ebbene, sta a voi capire quale di questi concetti mi appartiene davvero...

LA VIA BREVE

Oh povera vittima! Oh povero movimento cestistico bistrattato! Tutto marcia contro di voi, sono tutti dei gran cattivoni... CERRRRTO, in effetti è colpa di stampa, TV, sportivi generalisti, cavallette e nazisti dell'Illinois se la prima e unica immagine di palla al cesto femminile che viene in mente all'uomo della strada è Lola Bunny che indossa shorts e canotta in "Space Jam". Spero quindi di non offendere i fans (nessuno dei due) della pallacanestro rosa, nell'asserire che questa declinazione del basket...


LA VIA LUNGA

Margini di discussione tanto ampi, ne abbiamo? Certo. Perchè io di 'sta ragazza non condivido il COME ha espresso il concetto, ma ne appoggio in pieno il PERCHE'.

Il "perchè" è presto detto: basket e volley si odiano, da sempre. Condividono lo stesso campo, sono perennemente in lotta per fregiarsi del titolo di secondo sport nazionale, sono in costante ricerca di quelle briciole lasciate da quel gigante di nome calcio. Quasi normale che chi pratica una delle due discipline cerchi di denigrare l'altra, non appena se ne presenta l'occasione: per gente competitiva su ogni fronte è un atteggiamento all'ordine del giorno. Non parliamo poi della versione femminile dello sport con i canestri, il quale fa una fatica immane ad uscire dalla luce riflessa dei colleghi maschi... Ben diverso il discorso per la pallavolo rosa, più seguita perchè fondamentalmente diversa da quella degli ometti: meno esplosiva, meno veloce, ma sicuramente più tecnica e più elegante. Una bella fetta d'invidia da parte delle cugine cestiste ci sta, è fisiologica.

Il resto, che appunto rappresenta quel "come" cui accennavo in cima, si presta comodo comodo a quel pizzico di perculatio. Che, diciamolo, ci sta tutto.
Sabato sera, tornando dal massacro di Torino in pullman, abbiamo saputo della sconfitta del volley femminile nella semifinale dei Mondiali contro la Cina. Alcuni dei miei dirigenti hanno esultato per questo risultato; io sono stata zitta, un po’ scombussolata, e ci ho pensato per 4 giorni.

E l'applausometro per i dirigenti in questione segna... 90! Un risultato di tutto rispetto!
Ora gioisco anche io per la sconfitta delle pallavoliste, e gioisco doppiamente per la seconda tegola contro il Brasile che le ha escluse dal podio.

Applausometro a quota 100, nuovo record!!!
C'è qualcosa di ridicolo in tutto ciò, e non è tifare contro la Nazionale: è pensare che una sconfitta in semifinale potesse ribaltare il giudizio su una Nazionale reduce dal suo più grande successo mediatico degli ultimi 10 anni, spingendo le ragazzine verso altri lidi sportivi. Come per giunta ribadito più avanti:

Ogni ulteriore vittoria del volley significa più spettatori in televisione, più articoli sui giornali, più appassionati sulle tribune, più bambine iscritte… Che tradotto in “cestisticense” equivale a meno visibilità, meno spettatori, meno bambine iscritte, meno possibilità di sfornare campionesse, meno chances di ottenere successi per la Nazionale.

Ahem, la nazionale di basket femminile. La nazionale di basket femminile ha avuto l'ultimo grande exploit e le ultime dirette Rai all'europeo del 1995, con un grandissimo secondo posto: quell'argento di 10 anni fa poteva essere un ottimo punto di partenza. Così ottimo che le azzurre della pallacanestro non sono mai più andate oltre il sesto posto nel torneo continentale, non si qualificano alle Olimpiadi da Atlanta 1996 e non disputano un mondiale dal MILLENOVECENTONOVANTAQUATTRO.
Sperare nella sconfitta di una nazionale ai vertici, così da avvantaggiarne un'altra che non produce uno straccio di acuto da 18 anni, è come credere con fermezza di poter vincere alla lotteria di capodanno senza aver comprato il biglietto.

Ma insomma cos’ha questo volley più di noi? Ok, giocano con mini divise attillate (presidenti sveglia, rendete anche noi un pelo più appetibili per il triste target maschile che ancora guarda solo questo!)

Gli ultimi mondiali del volley hanno appunto evidenziato una massiccia presenza di allupati cronici sugli spalti, per lo più travestiti da famiglie o da comitive di ragazzine under 16. Ah, la sacra arte del trasformismo.

giocano truccate (ma quindi vuol dire che non sudano, perché altrimenti sarebbe impossibile)
C'è uno sport che, nella sua accezione in rosa, supera tutti gli altri per popolarità. Questo sport si chiama tennis.
E' un fatto che molte giocatrici si presentino in campo truccate e ingioiellate.
E' un fatto che molte partite tendano a protrarsi parecchio.
E' un fatto che molte partite si giochino sotto il sole.
E' un fatto che il tennis non sia esattamente uno sport adatto a gente statica.
Inoltre, è un fatto che il sottoscritto non abbia mai visto una tennista uscire dal campo con il makeup sciolto. Ma chissà, forse nel tennis non si suda poi così tanto...

Anche la credenza che le pallavoliste siano delle fighe da paura e le giocatrici di basket dei grossi sacchi di patate va sfatata.
Allora sfatiamo pure un'altra credenza, già che siamo qui: non è che le pallavoliste diventino dei personaggi solo perchè sono delle fighe da paura. Giusto per restare sul suolo nazionale:

 

Questa donna ha scritto la storia, ed ha ispirato una miriade di giovani palleggiatrici;

Questa donna ha lasciato un marchio indelebile sulla serie A1 del nuovo millennio;

 
Questa donna è (stata) uno dei più forti liberi di tutti i tempi, se non il più forte.

Senza offesa per le chiamate in causa: tre personaggi conosciutissimi, zero "fighe da paura". I meriti non vanno confusi con le apparenze.

Non tutte le pallavoliste sono come la Piccinini, già una non esattamente esile come Valentina Diouf (la migliore ai mondiali), è un’altra cosa.

E infatti, nei giorni successivi alla fine del campionato del mondo, chi si è preso le copertine e le interviste alle tv nazionali? Diouf! Merito vs Apparenze, parte seconda.

Perché è facile essere fighe e sempre pettinate quando bisogna solo saltare e aspettare il pallone con il culo in posizione fotografica, quando devi anche scivolare in difesa, passare sui blocchi, correre in contropiede, palleggiare e passare proteggendo il pallone, tirare senza farti stoppare, saltare a rimbalzo, tutto è più complicato... Anche essere aggraziate.

Scemi noi tutti a non aver colto gli unici due movimenti del volley, ovvero saltare e tenere il culo in fuori. Scemi noi tutti a credere che ci fossero di mezzo cazzatelle come spatasciarsi a terra per una difesa al limite, seguire l'attacco avversario e scegliere il tempo a muro, ricevere il pallone nella stessa posizione in cui si farebbe la popò in mezzo a un bosco, rincorrere una biglia sporcata dalla difesa, palleggiare alla meglio dopo un primo tocco sbilenco per non commettere fallo, attaccare tenendo sempre collegati equilibrio e cervello per evitare un block-in, e altri mille gesti atletici che anche una casalinga di Voghera è in grado di mettere insieme.
 
Per fortuna altrove in Europa e negli USA la pensano come me, tant’è che i palazzetti WNBA e gli stadi di calcio femminile (per citare un altro sport che in Italia viene considerato poco femminile) sono straripanti.

Paragonare l'organizzazione dello sport USA a quella italiana è fare un grosso torto al signor Paragone, quindi meglio evitare. Vorrei però solo far notare che la WNBA, diretta emanazione della ben più famosa controparte maschile e per questo tutelatissima, è un campionato a 12 squadre che tra il '97 e il 2009 ha perso la bellezza di 9 team, tra chiusure e riallocazioni. Inoltre la WNBA, sempre la stessa emanazione femminile della lega di pallacanestro più famosa del pianeta, attira in media meno spettatori del campionato di Arena Football (per i meno esperti: è il football americano giocato nei palazzetti, su campi di dimensioni ridotte) e, udite udite, del campionato di Lacrosse (per i meno esperti: non ho la più pallida idea di cosa diavolo sia il lacrosse). Non mi sembra proprio un risultato da strapparsi i capelli.

Bingo: la rete più bassa! Eh sì… Anche nel salto ad ostacoli le donne hanno gli ostacoli più bassi degli uomini.

Quindi anche la corsa ad ostacoli femminile è un brutto sport, c'è da sperare che tutte le atlete italiane perdano a ripetizione. 

Solo nel nostro sport non è previsto alcun tipo di adeguamento alle nostre capacità fisiche ovviamente inferiori (la palla più leggera è una cazzata che non menziono neppure). Addirittura ci hanno complicato la vita allontanando la linea da tre, perché per gli uomini era troppo vicina! Loro, gli uomini, non hanno bisogno di saper tirare in sottomano di destro e sinistro, non hanno bisogno di una meccanica di tiro perfetta, di saper fare il semigancio o l’arcobaleno. Loro tirano da 9 metri e schiacciano! Ma se potessimo farlo anche noi non sarebbe forse più spettacolare?

Ora: sì, è vero, gli uomini schiacciano e tirano da 9 metri, perchè sono fisicamente più avvantaggiati. Ma questa persona sa che esistono anche uomini normodotati che praticano la sua stessa disciplina e che, dall'alto del loro metro e 75 e supportati da un fisico atletico come un creme caramel, riscontrano le stesse difficoltà? Mai sentito un cestista maschio lamentarsi del fatto che "in prima categoria i canestri dovrebbero essere più bassi".

Ve lo dico io quali sono le due cose che veramente ci differenziano dalle cugine pallavoliste: il loro ufficio marketing che sa trasformarle in veri personaggi, e la rete più bassa!

Questa me la sono tenuta volutamente per ultima. Se per "ufficio marketing" si intendono i curatori d'immagine che gestiscono certe atlete, ok, posso anche starci. Ma se invece si intende la promozione a livello di Lega Pallavolo, quella stessa promozione che da anni affossa il campionato e che stava rischiando di far passare un mondiale sotto silenzio, allora, scusate...



...ANCHE NO!!!