martedì 1 aprile 2014

Fenomenologia di Ilaria Garzaro


Doveva arrivare una partita facile facile come quella di domenica per farmi aprire gli occhi. In campo c'era tutto quel che ho sempre sognato: la mia squadra biancorossa da una parte (certo, non esattamente il dream team che uno auspicherebbe, eh), un team praticamente derelitto dall'altra, e nello starting six il centrale su cui hai più spinto affinchè vedesse il campo in maniera costante al fianco di Arrighetti, non nel quadrato del cambio e disegnare coreografie al ritmo dei tamburi.

E invece... E invece.

S'è visto palesemente quanto Ciara sia ancora un corpo esterno alla squadra e alla serie A1 (sì, anche a QUESTA serie A1): lenta, goffa, senza evidenti margini di progresso nè passati nè futuri. La grande speranza british si è rivelata più inaffidabile di una mappa del tesoro venduta da un contrabbandiere con un pappagallo sulla spalla (chi coglie la citazione riceverà lodi perenni e una mountain bike con cambio Shimano); colpa della troppa panca, della scarsa attitudine o di una serie di coincidenze?

Non lo so, però i playoff incombono: a questo punto, tanto vale affidarsi all'unica altra certezza rimanente in posto tre. Il rendimento sarà costantemente medio (non costantemente basso, suvvia, ho di certo esagerato nei mesi scorsi e ho calcato la mano su aspetti che ben poco avevano a che fare con il reale valore di quest'atleta), ma almeno sarà costante; e questa squadra ha bisogno di stabilità, soprattutto nell'ottica del "nuovo arrivo" Sloetjes verso la zona laterale. Non è il momento di permettersi altri esperimenti o distrazioni, quindi, e Garzaro potrebbe davvero essere l'arma tattica utile a sorprendere le avversarie che man mano ci troveremo ad affrontare: Ilaria ha già dimostrato di non temere questo tipo di pressione.

Io ci credo!!!

Un po' come credo che oggi sia il primo aprile.



FREE CIARA, sempremente e qualunquemente!
Va beh, in attesa di sapere cosa sarà di noi (inaspettatamente la lotta per il terzo posto è ancora aperta, sempre che le nostre eroine non decidano di correre spedite verso la settima piazza), preferisco concentrarmi sulla vera notizia "ohibò" del weekend: che non è dovuta al piatto forte, bensì al contorno. Quindi, ecco qual è il vero titolo del post odierno:

FENOMENOLOGIA DELLO SPETTATORE BUSTOCCO



Pala praticamente esaurito, quattromilatrecentoespiccioli spettatori per vedere una gara dall'appeal peggiore di Platinette senza trucco - ma anche con il trucco - è qualcosa che va al di fuori di qualsiasi umana concezione. Lo zoccolo di fan dai colori bianco e rosso è duro a morire e la squadra decisionale della Futura Volley ha sempre fatto scelte ottime in termini di marketing-visibilità, quindi questo è il giusto risultato. Negli anni, però, si sono sviluppati diverse macrofamiglie di fans con caratteristiche comuni. Questi sono i soggetti che più spesso intercetto nella bomboniera rossa:

Lo scettico
"Arrighetti è fortissima, la rice mi gusta assai, ma tanto quest'anno non si va da nessuna parte"
Quest'anno va per la maggiore. Segue da anni con passione, ne sa ed è consapevole di saperne, per questo i pronostici che "azzarda" non sono neanche quotati alle agenzie di scommesse causa eccesso di ribasso della quota. Sostiene con il cuore, impreca con l'anima, ma è smaliziato e disilluso come nessun altro. Lo scettico capita per caso su questo blog, lo legge, e spesso ne approva i contenuti.


Il para-scettico
"Il gioco non si può vedere, in coppa Italia ci hanno asfaltato, ma se in semifinale becchiamo Conegliano passiamo sicuro il turno e ci giochiamo lo scudetto"
Esattamente come il cugino del piano appena sopra (anche come numero di adepti, più o meno), con la differenza che vede il bicchiere mezzo vuoto ma per lui finirà in trionfo. La squadra è pazza? La previsione deve essere pazza anch'essa. Sostiene con il cuore ma anche con lo stomaco, impreca con l'anima però piano piano, ed ha già i "ve l'avevo detto!" pronti all'uso se tutto girasse al meglio. Il para-scettico capita per caso su questo blog, lo legge, si fa una risatina solo se è sicuro di non essere visto da nessuno, ma solitamente non ne condivide i toni irrispettosi.


Il Peter Pan
"Nn v lascerò maiiiii, siete la mia unika ragione di vita! FORTISSIMEEEEEE!!!1!!11!"
Nel calcio c'è l'ultrà, individuo legatissimo ai colori della propria squadra e generalmente mal considerato dalla società civile. Nel volley, soprattutto nel volley femminile, ma ancor più in particolare a Busti Grandi, c'è il Peter Pan: l'ultrà a cui è stata sì tolta qualsiasi connotazione violenta, ma anche una bella fetta di cervello, generalmente quella in cui risiede il pensiero critico. Questo tifoso fa della Yama la sua unica ragione di vita, passa la settimana tra il Pala e Facebook, e della Yama stessa riconosce solo il bello: il capitan Uncino da combattere è quello spettatore che appena appena si risente quando Leonardi si piazza male in difesa o Marcon non riesce a chiudere un attacco... Giusto per fare due nomi proprio a caso.
Il Peter Pan capita su questo blog solo dopo segnalazione indignata di qualche suo simile, lo legge, gli si alza la pressione, muore, risorge, esorcizza il pc assieme a padre Karras, si cava gli occhi e va a vedere gli allenamenti del pomeriggio.


L'occasionale
".......DAI!......."
L'occasionale, nell'edizione morigerata, si trattiene. Vorrebbe esporsi ma si vergogna, vorrebbe esprimere tutta la sua gioia tifando ma poi ci ripensa, vorrebbe disperarsi per un punto perso dopo un'azione infinita ma l'aplomb prima di tutto. Parla poco, ragiona molto, compra il biglietto per la partita successiva, si smalizia ed entra a far parte di una qualsiasi delle altre famiglie (tranne quella appena sotto).


L'occasionale senza vergogna
"Oh, ma quanto è brava questa numero undici! Va' che roba, sembra l'Italia di Velasco! Quand'è che entra la Piccinini?"
La versione molesta dell'occasionale è uno dei motivi che più volentieri mi spingono in zone Gabardi da tre-quattro anni: se lo prendi in simpatia ti fai due risate e lo erudisci sui fondamenti del volley made in Busto, altrimenti ti fai due risate e basta. In ogni caso si ride. Di solito è un uomo over 40 o una ragazzina under 18, di solito smetti di vederlo dopo la seconda sconfitta in fila, di solito non lo rimpiangi.


La pentola di fagioli
"CAMBIAAAAAAAAA!"
Lo stereotipo dell'italiano medio trapiantato nella pallavolo. Sono sempre stato a favore del sostegno attivo ma liberale, è giusto tifare la squadra ma abbandonarsi ogni tanto a qualche espressione di sconforto non è reato. Ecco, la pentola di fagioli è praticamente il codice penale del tifoso medio: non sostiene MAI le ragazze per cui "tifa", e dalle panche ai seggiolini, dal campo alla panchina, dall'acustica alla posizione del posto, non va MAI bene niente. I Parisimerda, di cui ho già parlato tempo fa, ne sono i capibanda; li si trova spesso in parterre, nascosti dietro un laconico "pago di più, ergo pretendo".


Il fatalista
"sono contento di essere qui, tanto l'anno prossimo Yamamay se ne va, perdiamo gli sponsor e chiudiamo"
E' tutto già scritto: il fatalista sa che a stretto giro di posta non ci saranno più Molten da far volteggiare sotto la cupola legnosa. Appena aprono bocca, prima che li riconosca tu ci ha già pensato la tua mano, impegnata a stringere i gioielli di famiglia.

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