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E' incredibile come il gioco del volley diventi piacevole, quando la squadra per cui fai il tifo inizia a potersi definire davvero "squadra". Nel match contro la Foppa, infatti, si è dimostrato quale differenza possano fare ricezione e muro-difesa - hai detto niente! - nell'economia di una partita, e allo stesso tempo quanto questi due aspetti vadano ad influire nel rapporto tra palleggio e attacco (bonjour, monsieur La Palisse). Leonardi e Garzaro fuori dal letargo sono una vera e propria gioia per gli occhi.
Ben poco casualmente il match di domenica ha avuto un'altra piacevole costante, ovvero l'alto rendimento di Wolosz. Una botta di culo? Non credo proprio: il 14 biondo sta facendo vedere che con la biglia in mano ci sa fare, quando agevolata da una seconda linea al di sopra dell'umana decenza.
Parliamoci chiaro, Asia ci ha messo molto di suo (e i margini di crescita restano larghissimi) per lasciare Busto al di sotto della china in certe occasioni, leggasi trittico di gare con Casalmaggiore; sommando le sue mancanze a una mole di palloni sbilenchi dalle retrovie che sarebbe stata sufficiente a far rinnegare a Velasco la famosa cultura degli alibi, l'ovvio risultato è stato un pacchetto di batoste da k.o., poca fluidità e un gioco pulito quanto la cucina di un ristorante cinese. Anche l'alzatrice dalle mani più fatate del regno va aiutata: la riprova ce l'ha data Lloyd alla guida del Titanic-Conegliano, colato a picco in supercoppa di fronte all'iceberg delle sbavature in copertura. A tal proposito credo che nella zona di Busti Grandi e limitrofi sia saltato qualche tappo di spumante (o di prosecco), ma questa è un'altra storia...
Insomma, la squadra aiuta il regista e il regista fa salire di tono la squadra: dalla vittoria con Bergamo le farfalle paiono uscite alla chetichella dal giretto a scrocco sulle montagne russe. Tolta dal conteggio l'ampiamente giustificabile Ortolani, per la quale non dev'essere facile arrivare a ogni finale di partita con una condizione fisica pari a quella di Giampiero Galeazzi dopo tre rampe di scale, era ora che lo starting six trovasse una quadra.
E lo dico con tutta l'onestà del mondo: ho visto grossi progressi anche nel match di Champions, segno che non sempre uno 0-3 è sinonimo di totale sventura. Di certo non fa allegria, ma potrebbe alzare il morale se preso nel modo giusto: la sconfitta contro il Galatasaray (un gruppo che fino a qualche anno fa avrebbe comodamente trovato casa in Italia, e invece oggi ci tocca vedere Angeloni titolare...) ha visto comunque proseguire in parte alcuni dei trend messi in luce domenica scorsa. Francamente ho riscontrato la grinta messa sul taraflex domenica anche nei primi due set di mercoledì, pur con Buijs ai minimi termini, la solita monodimensionalità di Marcon (ma ormai credo che ce la dovremo tenere così) e l'avversario leggerissssssssimamente più forte; sotto l'aspetto della lucidità e della continuità c'è invece da lavorare parecchio, soprattutto nella gestione dei finali di set (ad esempio il braccio a banana di Arrighetti nei momenti in cui la boccia scotta grida ancora vendetta), ma anche qui si sono visti decisi passi avanti rispetto alle prime uscite stagionali.
Sta per arrivare quindi il fatidico Wolosz-time? Anche alcune parti della canzone che dà il titolo a questo post indurrebbero a ben sperare, benchè le tematiche originarie messe in rima da Eddie Grant non si defecassero il volley neanche di striscio (incredibile a dirsi: pare che, ai tempi, una bazzecola come l'apartheid in Sudafrica fosse considerata un pelino più importante del rendimento di una palleggiatrice dal capello pomatato); la controprova l'avremo martedì, in cui la UYBA dovrà provare ad aggiustare il bilancio tra le mura amiche di una vittoria, due sconfitte e un pareggio - suvvia, il tie break di coppa Italia contro la Pomì era solo un apostrofo rosa tra le parole "t'elimino" - all'interno delle mura amiche contro un avversario mostruoso (no, non sto parlando dell'aspetto fisico di Montano).
La speranza di vincere e proseguire il cammino in Europa - qualsiasi Europa - è tale e quale al pallone da gara: passa dalle mani del regista in campo. E quindi, cara Joanna, regalaci una notte da sogno... Before the morning come.