mercoledì 16 ottobre 2013
Quer pasticciaccio brutto dell'All Star Game all'itagliana
"Si avvicina il primo attesissimo appuntamento della stagione 2013-14. Una selezione delle migliori atlete del Campionato di Serie A1 si sfiderà domenica 13 ottobre al PalaBigi di Reggio Emilia nell'All Star Game Fondazione Umberto Veronesi, un evento organizzato da Lega Pallavolo Serie A Femminile e Master Group Sport che coniugherà lo spettacolo del volley di alto livello e tanto divertimento".
Ecco come la Lega Pallavolo Serie A Femminile ha deciso di promuovere il match che nello scorso weekend ha anticipato l'ouverture del campionato.
Non mi sembra che la presentazione abbia rispettato le attese...
I punti a favore di questa partita sono davvero pochi: l'incasso devoluto interamente all'associazione Veronesi, e la scelta della location che premia un territorio (quello lungo la via Emilia) parecchio attivo nel volley femminile, senza contare che la stessa Reggio ha avuto nel passato una certa voce in capitolo nel campionato di A1.
Pregi terminati. Stop. Finito.
Per analizzare i difetti, parto direttamente dal punto che ha fatto storcere il naso a molti: che senso ha mettere in piedi un All Star Game PRIMA dell'inizio della stagione??? Visto che questa partita prende il nome da una consuetudine tutta americana di "premiare" i giocatori più meritevoli nel campionato in corso, tutto risulta avere poco senso. Si potrebbe obiettare: questa partita è stata organizzata scientemente a una settimana dall'inizio del campionato, proprio per promuovere il campionato stesso. Ah, beh... Bella promozione! Chi, all'esterno del solito giro di appassionati, era al corrente dell'appuntamento? Zero pubblicità, zero tentativi di farsi vedere all'esterno: i fruitori ultimi dell'iniziativa avrebbero dovuto essere i neofiti o i tiepidi simpatizzanti in un tentativo di avvicinarli all'orbita del volley rosa, non certo coloro i quali costituiscono lo zoccolo duro sugli spalti. Visto il sapiente utilizzo dei mezzi di comunicazione, credo che qualcuno lassù in Lega si sia lasciato andare ad atti di autoerotismo dopo il servizio di un minuto mandato in onda a Studio Sport.
Giusto tornare a fare un confronto con gli States, l'idea dell'All Star Game arriva da lì: la definizione che dà Wikipedia afferma che
"All-Star Game, espressione di lingua inglese che significa 'partita delle stelle', è un termine usato in diversi sport di squadra per indicare una competizione in cui si fronteggiano due rappresentative formate dai migliori giocatori di un campionato o lega sportiva".
I migliori giocatori. Non gli avanzi, i debuttanti o le possibili sorprese, anche perchè una convocazione dovrebbe essere motivo di vanto per chi la riceve. Se non hai ancora dimostrato nulla nel Bel Paese (De Kruijf e Tokarska), o se da anni annaspi per emergere dal mucchio (mi viene in mente Angeloni, anche se la sua chiamata un senso mediatico ce l'ha...), la partita delle stelle dovresti sognartela. Pure la scelta di convocare almeno una giocatrice per ogni squadra non ha un nesso per una gara con questo nome: puoi permetterti di farlo dall'altra parte dell'oceano (dove il talento è livellato da un sistema economico attuabile solo con una struttura a franchigie, quindi completamente di proprietà della lega stessa), non certo in Italia. Apice della comicità, alla luce delle convocazioni, qualcuno si incazza ALL'INTERNO DELLA STESSA LEGAVOLLEY... Vedi la polemica innescata su facebook da un consigliere di lega e riportata da Volleyball.it, ennesimo segno di un movimento allo sbando che più allo sbando non si può.
Sempre a proposito di migliori giocatori, credo sia umano e comprensibile che gli sportivi possano soffrire di infortuni e acciacchi che ne consiglierebbero il riposo; chi non è in condizione non viene convocato, pace e amen. Ma per quale diavolo di motivo si prendono in giro gli appassionati con le chiamate di Cardullo e Ferretti, tanto per fare due nomi, come specchietti per le allodole? Chissà come ci saranno rimasti quelli che hanno votato le due nei relativi starting six e poi le hanno viste uscire definitivamente dal campo dopo il primo pallone. O ancora peggio, chissà cosa sarà passato per la testa a chi ha pagato il biglietto domenica.
E siccome la voglia di imitare è tanta ma fino a un certo punto, negli USA vengono messi in pratica diversi tipi di divisione dei due team, tutti abbastanza consolidati e intriganti. Nel basket c'è Est contro Ovest; nell'hockey hanno messo in cantina la partita Nord America-Resto del Mondo per virare su un formato in cui due giocatori - tra i più rappresentativi della NHL - si scelgono i compagni di squadra quasi in stile fantacalcio. In Italy? Red Stars vs Black Stars, così, senza un criterio: un po' di qui e un po' di là (e tanti complimenti a chi ha scelto, son venuti fuori parziali da prima divisione). Creami un pochino di interesse, santodio... Se per motivi etici non si può fare Nord contro Sud (ma sai che figata vedere orde di leghisti sugli spalti? Lì altro che Studio Sport: un mese di servizi su tutti i tg!), se in calendario non puoi infilare il già collaudato Italia contro straniere, prendi le due madrine e usale: giocatrici scelte a turno, Team Aguero contro Team Cacciatori!
No, eh?
No.
Troppo difficile.
Ultimo punto, ma proprio di quelli marginali: un All Star Game è spettacolo. Nasce per quello!
Ecco: può definirsi spettacolare una partita che ha avuto il suo zenit nel momento in cui Marcon e Leonardi si sono scambiate di maglia? A mio avviso no. Momento che fa scopa con la "partita delle stelle" dello scorso anno, l'unico ricordo è Faucette che canta "Girl on fire". Dovrebbe essere un match con la supposta crème del campionato, la trattano come la sagra delle castagne...
Può definirsi spettacolare una partita in cui l'agonismo in campo viene quasi osteggiato? Sulle pagine della Gazzetta, Mario Salvini (tra l'altro autore di uno dei miei blog preferiti a tema sportivo) ha scritto che "forse non avevano detto a Emiliya Nikolova che si faceva per scherzare". Cacchio, va bene che non è un momento in cui ci si scanna, però se ci scappa della bella pallavolo combattuta dovrei esserne ben contento. Così come in quel gioco con il canestro ci si sbizzarisce a suon di passaggi no look e alley-oop, nel volley questo dovrebbe essere il momento per regalare alla folla diagonali strettissime e recuperi miracolosi. Senza un minimo di impegno non c'è divertimento, nè in campo nè fuori.
Può definirsi spettacolare una partita che dura nientepopodimeno che tre set, di cui l'ultimo a 15 punti e pure inutile ai fini del risultato? Se la tv ti propone uno slot limitato, forse dovresti pensare a venderti meglio.
In conclusione: volete fare un match di presentazione al campionato? Fatelo. Ma NON CHIAMATELO ALL STAR GAME!
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