mercoledì 19 febbraio 2014

Monuments women

 credit: www.volleybusto.com

Vittoria con Ornavasso non certo inaspettata, le farfalle stanno avendo una continuità di gioco che fa ben sperare in vista di un appuntamento mica da poco. Ma sulla partita ci torno dopo: l'evento di domenica si è disputato non sul terreno di gioco ma appena fuori, zona parterre. Due capitoli di storia pallavolistica in salsa biancorossa, una accanto all'altra.

Una american by birth, passo sicuro e indole della donna che non deve chiedere mai.
L'altra mezzosangue, un po' scandinava e un po' transalpina, con la curiosità e l'interesse di chi vorrebbe girare il mondo trenta volte solo per impostare il trentunesimo tour.


Una che prima dell'esordio si diceva “Sì, magari inizia Caracuta da titolare, ma poi sarà fissa nello starting six”.
L'altra che “Figuriamoci, con Crisanti e Campanari davanti, che speranze vuoi che abbia?”.


Una che, appena ha messo piede in campo, si è capito che forse stava davvero per cambiare qualcosa negli albi d'oro.
L'altra che ha saputo aspettare una final four indecente e un derby della redenzione per spiccare il volo.


Una predestinata: mani di velluto, fondamentali più lindi della tunica papale, tutto impiantato su un'impalcatura in titanio. La migliore all-around player del campionato nello spot di palleggio.
L'altra brutto anatroccolo: lunghissima, sgraziata, di quelle che pensi vengano bene solo ad alzare il muro (sempre che imparino a farlo) e poi ti ritrovi in squadra l'arma meno convenzionale dai tempi di Gioli. L'autentico capolavoro di Parisi in un doppio lustro sulla panca di viale Gabardi.


Una accompagnata dallo zio, star della tv yankee anni '90.
L'altra che a volte condivideva la scena con il padre e i suoi epici show dalle tribune.


L'una aveva la dolcezza: aspettava che Cisky e Giulia domassero la tonda bestia tricolore o gialloblu, e poi l'accarezzava. Tutto mentre il popolo biancorosso teneva il fiato sospeso.
L'altra ci metteva la violenza: la tonda bestia, ormai irretita, veniva sbattuta a terra a suon di schiaffi. Tutto mentre il popolo biancorosso esplodeva di felicità.


Una, dopo quell'anno lì, è sparita dai radar biancorossi e ancora non si sa il perchè. Come nasce il rancore.
L'altra, nella stagione post-quell'anno lì, ci ha messo il faccione sempre e comunque. Come cresce la stima.


Una si è accasata all'interno di quello che è palesemente il team peggio sopportato dalla città, in contumacia Villa Cortese.
L'altra è finita alla corte del coach più sbeffeggiato durante quell'anno magico.


Una che, se avesse tenuto un comportamento un pelino più chiaro, potrebbe ancora essere accolta sotto er cupolone de legno come una reginetta del ballo.
L'altra che, se fosse un pelino più bella, a quest'ora sarebbe così famosa da poter presentare Sanremo (e sì, lo so che la Littizzetto non è proprio quel grazioso fiorellino di campo).


Una ha saputo suscitare un tale sentimento di amore-odio che a volte si fa fatica a decidere da che parte stare.
L'altra gode di quell'assoluto amore-amore che solo una piazza come Busto sa concedere, e che non è appannaggio esclusivo dei fanboy di questa o quell'atleta più abile nelle relazioni esterne che sul taraflex.


L'una e l'altra: tra record e controversie, tra trofei conquistati e tonfi inaspettati, Carli Lloyd e Christina Bauer rimangono due autentici monumenti del volley bustocco.

Ah già: la partita, dicevamo... Allora, c'è quell'alzatrice, quella che è stato l'acquisto più atteso dell'estate Uyba, che ha giocato di fioretto e si è portata a casa l'MVP.
E c'è quella centrale, quel Paperino partito in sordina nelle retrovie, che sta macinando punti nelle gerarchie del coaching staff e nell'affetto della gente sugli spalti.

Uhm, un po' come l'incipit di una storia appena raccontata.

Un revival poverello? E' probabile, in fondo il campionato italico offre questo al momento.
Casualità? Sicuramente.
Però, quelle due in campo a farsi voler bene proprio sotto gli occhi di quelle due fuori: corsi e ricorsi storici...

Nessun commento:

Posta un commento