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Alla fine, la definizione giusta me l'ha data un conoscente che dal mondo Uyba è più dentro che fuori: "Questa squadra è contemporaneamente la Bella e la Bestia". E che, gli vuoi dare torto? Non è umanamente possibile perdere da polli contro team di seconda-terza fascia e poi domare l'imbattuta prima della classe; capirei il contrario, ci troveremmo di fronte a una squadra che evidentemente non può superare certi limiti... Invece è completamente l'opposto, l'edizione biancorossa tredici/quattordici svernicia a casaccio tutti i confini dello splendore e dell'indecenza.
In ogni caso, e come poteva essere ampiamente prevedibile, questo 3-0 ha fatto contenti molti: gli scommettitori pazzi (credere nel 3-0 di Busto pagava all'incirca 13 volte la posta, il problema era superare la visita psichiatrica a cui si veniva sottoposti subito dopo la giocata), i tifosi molto tifosi che ci hanno sempre creduto, i tifosi meno tifosi che ci credono un tanto al chilo, le ragazze in campo. Queste ultime avranno di che essere soddisfatte, dopo una partita dalla difesa finalmente asfissiante e Marcon mvp per essersi dimostrata la portavoce della retrovia. Un sacco di sorrisi, insomma, dovuti anche al fatto di aver riportato la Futura a un record positivo in campionato.
Quando sono uscito dal pala, sì, ero contento, ma con una punta di amaro in bocca: mi balenava per la testa il pensiero di dove saremmo potuti essere, se queste bambole non avessero deciso di svitarsi la testa dalle spalle a cadenza randomica. Più che godermi la vittoria contro le avversarie più forti del reame, in definitiva, ero arrabbiato per le occasioni perse nel recente passato.
Non avete idea della soddisfazione che mi ha colto, quando ho capito di non essere solo in mezzo a un nugulo di festaioli.
Da VareseNews.it: "Carlo Parisi la vede un po’ diversamente: 'Alla squadra faccio i complimenti, ma dò anche una tirata d’orecchie per la mancanza di continuità: dopo questo risultato sono ancora più arrabbiato per i punti sprecati e per aver messo a rischio la qualificazione in Coppa. Prova di carattere sì, ma il carattere va dimostrato nell’arco di una stagione e non in una sola partita. Adesso continuiamo su questa strada perché è quella giusta'".
Baboom: in quattro righe, la sintesi lucida della prigione in cui le biancorosse si sono auto-rinchiuse.
Chiarisco: non sono mai stato un supertifoso del Carletto da Catanzaro, pur riconoscendone il grandissimo valore nell'aver portato Busto "from zero to hero". Senza stare a dilungarsi su anni di militanza e palmares, ai miei occhi il buon Carlo è sempre stato costretto a vivere nella terra di mezzo come un peloso hobbit. Certosino nella preparazione delle partite, ma anche rivedibile nella gestione in corsa delle stesse. Molto tecnico e poco psicologo (non a caso qualcosa sembra essersi inceppato dalla dipartita di Codaro). Uno dei migliori ALLENATORI - nell'accezione più classica del termine - sulla piazza, ancora alla ricerca di quel centesimo buono per fare un euro.
Insomma, non faccio parte della schiera di strenui difensori del tecnico. Ma soprattutto, e con orgoglio, non sono nemmeno da includere nel gruppo di chi da un bel pezzo ne vuole la testa indipendentemente dall'andamento della squadra: i cosiddetti "Parisimerda", palesemente in aumento durante quest'annata "complicata" per usare un eufemismo. Non parlo di chi critica il tecnico a fronte di certe mancanze - evidenti o meno, lì va a coscienza -, ma di chi pretende di elevarsi a Zichichi del taraflex pur essendosi avvicinato al volley non prima dell'altro ieri o di non aver grande voglia di capirne le dinamiche: i tipici esponenti del costume italiota secondo cui, quando una storia di sport è recitata male, l'unico a dover pagare è quello seduto sulla sedia del regista. Non parliamo poi di quando si tratta di avere a che fare con belle ragazze come primeattrici, e con stuoli spesso immotivati di fans al loro seguito...
Tutto fa brodo per sostenere la tesi dei Parisimerda, anche la stagione del triplete che "abbiamo vinto lo scudetto per un pallone": all'interno del Palayamamay ci si trova spesso a confrontarsi con stuoli di orgogliosi masochisti che forse avrebbero preferito vedere prevalere Abbondanza nel 2012 pur di togliersi dai piedi il calabrese. Il coach è anche colpevole di aver perso per strada i pezzi da 90 passati da qui, come se fosse stata una scelta tecnica quella di privarsi della giganteggiante Bauer per includere la (spesso) bella addormentata Garzaro. Non conta la specifica competenza, l'importante è colpire la testa pelata in panchina con una bella martellata dialettica e chiederne il cambio con chiunque, basta che faccia entrare una panchinara per un paio di scambi in più.
Non nego che a volte abbia fatto uscire dai gangheri anche me, che sto alla pallavolo con la stessa perizia con cui un vecchietto sta ai cantieri (no, il regalo di Natale a Cisky stavolta non c'entra). Nonostante tutto, è una qualità umana che mi ha fatto particolarmente affezionare a lui: la totale assenza di polemiche gratuite nel corso di questa decade, sommata a una totale assunzione delle proprie responsabilità. Non ho mai sentito il coach spostare l'attenzione della folla dopo una brutta prestazione (e viviamo in un'epoca in cui "dare la colpa agli arbitri" è la prima voce del curriculum di ogni allenatore che si rispetti!), allo stesso tempo non l'ho mai visto "vendersi" mediaticamente per tentare di rendersi più apprezzabile.
E ieri, intervistato da "La provincia di Varese", è uscita questa perla.
"'Durante questo periodo in tanti, magari sottovoce, hanno mugugnato nei suoi confronti: le ha dato fastidio?'
'Il bello della critica è che è libera, anche quando non è costruttiva ma distruttiva: poi, davanti ad alcune prestazioni, il mugugno è lecito. Per un allenatore, la cosa basilare è avere dietro una società che dia sicurezza, stabilità, serenità e possibilità di agire. Una struttura che ti tuteli, consentendo al tuo staff di compattarsi. Questo non è mai mancato, come del resto non è mai mancato il supporto incondizionato del pubblico'".
Questa è la realtà di un ambiente in cui basta aver voglia di lavorare per stare bene: per questo signore le chiacchiere stanno a zero, così come le ripicche. Ricordate le virtuali botte in testa da parte dei Parisimerda di cui parlavo prima? Ecco, Carletto ha tirato a sua volta una martellata ai suoi detrattori. L'ha tirata piano piano e con grande stile, ma state tranquilli che tutti hanno accusato il colpo... Perchè, al posto del cranio, Parisi ha mirato i coglioni: si può anche far finta di niente, ma fa davvero male.
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