martedì 19 maggio 2015
Casalmaggiore, una storia... normale
Esiste, nella lingua inglese, un'espressione curiosa quanto significativa: "overcome the odds". Google ce lo propone in italiano come "superare le avversità", ma il significato si perde un po' nel tragitto: è più un far fronte ad ostacoli, imprevisti e pronostici avversi con la freddezza necessaria per mangiarseli a colazione. Significa distruggere la visione che gli altri hanno di te, e proporne una migliore. Uno stato mentale che dovrebbe essere l'essenza prima dello sport.
Nell'annata di volley conclusasi da poche ore c'è stato un team, alla seconda avventura in A1 e semisconosciuto alle masse, che ha saputo insegnarci qualcosa a riguardo.
Casalmaggiore ha dovuto affrontare questi "odds" durante tutto l'arco della stagione, in cui nessuno - o meglio, nessuno che non fosse sotto effetto di simpatiche sostanze da laboratorio abusivo - ha mai pronosticato per loro non solo lo scudetto, ma addirittura dei playoff da protagonista. Perchè in regular season è stata una sorpresa vederli superare Modena sul filo di lana per la seconda piazza; ed era già sembrata un'impresa titanica la rimonta dal 2-0 in semifinale contro l'Imoco, squadra che ha già all'attivo più suicidi di Bill Murray nel giorno della marmotta in "Ricomincio da capo". Figuriamoci pensare che potessero scucire il tricolore alla super Igor.
E non dimentichiamoci neanche che nessuno ha mai gridato allo scandalo per l'eliminazione nei quarti di coppa Italia contro, tenetevi forte, la Unendo Yamamay Busto Arsizio; anzi, all'epoca si disquisì di "rapporti di forza ristabiliti". Adesso potete ridere.
Una squadra, dicevamo, dove il roster sulla carta prometteva un cammino dignitoso e nulla più, e anche un solo gradino scalato in aggiunta sarebbe stato salutato come manna dal cielo.
Dove palleggiatrice e libero erano state catalogate con l'etichetta "bene ma non benissimo": Skorupa aveva tanto da dimostrare nel campionato nostrano dopo l'esperienza urbinate, Sirressi era ancora alla ricerca della grande occasione dopo che il primo tentativo, proprio a Novara, aveva lasciato poche luci e moltissime ombre. Chiudono il torneo con lo status di superstar.Dove il reparto sul quale si nutrivano più aspettative era quello centrale; e, mirabilia delle mirabilie, non solo la coppia titolare ha mantenuto le attese, ma le ha di gran lunga sopravanzate. Per informazioni, citofonare Barun.Dove alla vigilia della stagione sarebbe stato più semplice risolvere il giallo di Garlasco, piuttosto che riuscire a comprendere la situazione casalasca delle laterali; soprattutto dirimere la questione sulla tenuta di Ortolani, la crescita di Gennari e la funzionalità di Bianchini. Pare che sia andata leggermente bene su tutti e tre i fronti, in particolare su quello di Alessia (e della sua chiamata pressochè automatica in nazionale, stavolta con maggiori responsabilità).
Dove c'è in pachina "un tizio qualunque" che non arriva a quarant'anni, che fa l'head coach in serie A da sei, e che ha vinto due scudetti, entrambi in gara 5, entrambi da sfavorito nei pronostici e senza il vantaggio del campo.
E, soprattutto, dove il ruolo di capitano l'ha svolto una che l'anno scorso faceva la riserva a Fiorin e Barcellini. Ve lo ripeto, nel caso siate stati colti da una sincope più che giustificata: FACEVA - LA - RISERVA - A - FIORIN - E - BARCELLINI. In un giro sulla giostra casalasca ha avuto il tempo di diventare una schiacciatrice di sostanza e costanza, una trascinatrice, un'arma offensiva illegale, una rompiballe atomica sotto il seggiolone arbitrale, e non una, ma LA più grossa sorpresa del torneo.
E alla faccia di quanto scritto appena sopra, la reale forza della Pomì non si è basata sulle (non) roboanti personalità, ma sul gruppo; nello sport di squadra per eccellenza, l'armonia del team è l'unico aspetto in grado di farti sverniciare le difficoltà, anche con doppia linea continua e senza neanche la cortesia di mettere la freccia. Il commento perfetto lo ha scritto su Facebook coach Alessandro Chiappini: "Alla fine ha vinto la squadra più squadra del campionato".
Ah: "Overcome the odds" significa anche abortire in corsa il progetto di Aguero in palleggio paventato in estate, significa rinunciare al gioiellino Valentina Zago per indubbie questioni tattiche, significa vedere crollare il tetto del campo di casa sotto il peso della neve ma non cedere mai alla pressione, neanche dopo essere emigrati giocoforza a Cremona. Dette così sembrano questioni da poco, ma probabilmente avrebbero steso molte altre pretendenti al trono.
Insomma, una bella joint venture di gente normale: magari non troppo simpatica (in fondo la simpatia sembra sia fondamentale solo in una piazza tra le 12 del campionato appena concluso, non sto neanche a dirvi quale), ma che con un lavoro eccellente ha saputo mettere in fila tutte le combriccole con ambizioni tutt'altro che normali.
Onore e congratulazioni agli "eroi" della Pomì Casalmagiore, nuovi campioni d'Italia! Risultato che sulla carta era incredibile, ma che sul campo si è dimostrato... normalissimo.
mercoledì 6 maggio 2015
Una fine, un inizio
La nostra è l'epoca della fretta, dei minuti contati, del "tutto e subito" ad ogni costo e in ogni ambito. Soprattutto nello sport: è un periodo in cui, spesso, un progetto triennale viene accolto con risatine sarcastiche e richieste di TSO.
Pensate a cosa deve essere un progetto sportivo, un ciclo se volete, lungo undici anni. Tutti nel segno dello stesso allenatore, e contemporaneamente costellati da contraddizioni.
Anni di un allenatore amato ma odiato. Nessuno migliore di lui nei periodi d'estasi e di vittorie in fila, tutti in grado di fare meglio il suo mestiere quando dimenticava di avere una panchina a disposizione.
Catalizzatore di polemiche, insulti, e pure congiure interne.
Assorbitore delle stesse polemiche, degli stessi insulti e delle stesse congiure; tutto senza mai puntare il dito, senza mai scaricare o scaricarsi una colpa.
L'unico a dover pagare per tutte le delusioni cocenti. L'unico ad avere alzato tutte le coppe presenti in bacheca.
E' iniziata con una cadetteria da mantere a galla, 500 spettatori a essere larghi e qualche discreta idea per autopromuoversi. E' finita a un gradino dal tetto d'Europa e con la vetta d'Italia già in carniere, 4000 appassionati stretti come sardine e un'organizzazione che fa della serietà il proprio simbolo distintivo.
Uno che avrebbe dovuto cambiare aria già dalla seconda stagione di A2, ed è finito per diventare il "Ferguson bustocco".
In undici stagioni da comandante è entrato e uscito con la sua nave da un migliaio di tempeste. Ma non è stato mai, MAI, in balìa degli eventi.
La Futura si sta reincarnando dalle fondamenta: cambiano i vertici, gli obiettivi, i programmi. Busto riparte da Mencarelli, con ogni probabilità la scelta migliore nell'ottica di una ricostruzione pensata sulle giovani.
E' la fine di un'era, e contemporaneamente l'inizio di una nuova vita: il predecessore avrà commesso degli errori, ma ha lasciato in eredità un karma estremamente positivo.
E' giusto così. E' giusto adesso.
Grazie di tutto, coach Parisi.
Pensate a cosa deve essere un progetto sportivo, un ciclo se volete, lungo undici anni. Tutti nel segno dello stesso allenatore, e contemporaneamente costellati da contraddizioni.
Anni di un allenatore amato ma odiato. Nessuno migliore di lui nei periodi d'estasi e di vittorie in fila, tutti in grado di fare meglio il suo mestiere quando dimenticava di avere una panchina a disposizione.
Catalizzatore di polemiche, insulti, e pure congiure interne.
Assorbitore delle stesse polemiche, degli stessi insulti e delle stesse congiure; tutto senza mai puntare il dito, senza mai scaricare o scaricarsi una colpa.
L'unico a dover pagare per tutte le delusioni cocenti. L'unico ad avere alzato tutte le coppe presenti in bacheca.
E' iniziata con una cadetteria da mantere a galla, 500 spettatori a essere larghi e qualche discreta idea per autopromuoversi. E' finita a un gradino dal tetto d'Europa e con la vetta d'Italia già in carniere, 4000 appassionati stretti come sardine e un'organizzazione che fa della serietà il proprio simbolo distintivo.
Uno che avrebbe dovuto cambiare aria già dalla seconda stagione di A2, ed è finito per diventare il "Ferguson bustocco".
In undici stagioni da comandante è entrato e uscito con la sua nave da un migliaio di tempeste. Ma non è stato mai, MAI, in balìa degli eventi.
La Futura si sta reincarnando dalle fondamenta: cambiano i vertici, gli obiettivi, i programmi. Busto riparte da Mencarelli, con ogni probabilità la scelta migliore nell'ottica di una ricostruzione pensata sulle giovani.
E' la fine di un'era, e contemporaneamente l'inizio di una nuova vita: il predecessore avrà commesso degli errori, ma ha lasciato in eredità un karma estremamente positivo.
E' giusto così. E' giusto adesso.
Grazie di tutto, coach Parisi.
Iscriviti a:
Post (Atom)