giovedì 23 ottobre 2014

Goodbye, my friend goodbye


Ornavasso saluta. Forlì viene ripescata in A1.

Nulla da dire sui criteri che hanno portato a questa decisione. La società giallonera non ha saputo rispettare gli accordi economici con i propri dipendenti; quindi, proprio come vuole la regola, è stata ostracizzata dalla massima serie.
La società romagnola non riesce a imbastire una squadra degna di questo nome più o meno dal pleistocene, ma ogni anno chiede il ripescaggio e spesso lo ottiene; quindi, proprio come vuole la regola, è stata ammessa per l'ennesima volta tra le grandi.

Nulla da dire sui criteri, appunto. Molto da dire, però, sulla questione che questi sacrosanti criteri trovino effettiva applicazione a DIECI GIORNI dall'inizio del campionato.


Cosa penso, quindi, della credibilità di un movimento i cui vertici ancora si stanno bullando per la botta di popolarità post-mondiale?
Penso che non sia sbagliato celebrare questa stessa credibilità il giorno stesso dell'inizio del massimo torneo italiano di volley, il 2 novembre. Ovvero il giorno dei morti.

sabato 18 ottobre 2014

Mors tua, diretta mea?

 
Sembrava un venerdì 17 come tanti, solo un po' meno sfigato... Me ne stavo bel bello a scrivere un pezzullo sui mondiali (come sempre sul pezzo quanto il vostro amico più ritardatario) quando un social network - quello blu con la effe bianca, nello specifico - ha cominciato a infuocarsi. Messaggi d'astio e di scherno da parte della comunità pallavolistica della grande rete, con anche grosse giocatrici (vedi Togut) impegnate a prendere una posizione.
Cerino e benzina li ha accesi Silvia Gottardi, giocatrice di basket, tramite il suo blog "She got game"; il post potete trovarlo qui, e vi consiglio di cliccarci su perchè è giusto non limitarsi al "misfatto". Però ho bisogno di riportare tutto il testo, per migliore comprensione:

MORS TUA VITA MEA

Sabato sera, tornando dal massacro di Torino in pullman, abbiamo saputo della sconfitta del volley femminile nella semifinale dei Mondiali contro la Cina. Alcuni dei miei dirigenti hanno esultato per questo risultato; io sono stata zitta, un po’ scombussolata, e ci ho pensato per 4 giorni.
Ora gioisco anche io per la sconfitta delle pallavoliste, e gioisco doppiamente per la seconda tegola contro il Brasile che le ha escluse dal podio. Non si tratta di poca solidarietà femminile, chi mi conosce sa benissimo che sono una buona a cui non sta sul culo mai nessuno, ma qui si tratta veramente di “mors tua vita mea”, e ahimè chi sta morendo siamo noi: la pallacanestro femminile. Ogni ulteriore vittoria del volley significa più spettatori in televisione, più articoli sui giornali, più appassionati sulle tribune, più bambine iscritte… Che tradotto in “cestisticense” equivale a meno visibilità, meno spettatori, meno bambine iscritte, meno possibilità di sfornare campionesse, meno chances di ottenere successi per la Nazionale. E non dimentichiamo una cosa fondamentale: meno sponsor! Insomma, è un cane che si morde la coda!
Ma insomma cos’ha questo volley più di noi? Ok, giocano con mini divise attillate (presidenti sveglia, rendete anche noi un pelo più appetibili per il triste target maschile che ancora guarda solo questo!) giocano truccate (ma quindi vuol dire che non sudano, perché altrimenti sarebbe impossibile), sono più femminili (ma chi l’ha detto che uno sport con il contatto fisico è meno femminile?). Io non mi sento meno femminile perché subisco falli dal mio difensore o perché faccio un tagliafuori a rimbalzo, né tantomeno perché vesto dei pantaloni da rapper per giocare (che non mi piacciono, ma su questo ritornerò un’altra volta!). La femminilità è un’altra cosa, che non ha a che fare con il modo di vestire o le unghie corte. Io mi sento molto femminile anche se gioco a pallacanestro!
Anche la credenza che le pallavoliste siano delle fighe da paura e le giocatrici di basket dei grossi sacchi di patate va sfatata. Può capitare, certo, che ci sia qualche giocatrice un po’ più “grossa”, magari un pivot, ma mediamente tutte le atlete (soprattutto nelle categorie superiori) hanno dei fisici pazzeschi e potrebbero davvero essere delle fotomodelle (mi vengono in mente la già nominata Viola Valentina Vignali e Patrizia De Gianni, che già sono anche modelle, le straniere Olga Maznichenko e Kata Honti… Ma ce ne sono tantissime altre!). Non tutte le pallavoliste sono come la Piccinini, già una non esattamente esile come Valentina Diouf (la migliore ai mondiali), è un’altra cosa. Perché è facile essere fighe e sempre pettinate quando bisogna solo saltare e aspettare il pallone con il culo in posizione fotografica, quando devi anche scivolare in difesa, passare sui blocchi, correre in contropiede, palleggiare e passare proteggendo il pallone, tirare senza farti stoppare, saltare a rimbalzo, tutto è più complicato... Anche essere aggraziate. Per fortuna altrove in Europa e negli USA la pensano come me, tant’è che i palazzetti WNBA e gli stadi di calcio femminile (per citare un altro sport che in Italia viene considerato poco femminile) sono straripanti.
Ve lo dico io quali sono le due cose che veramente ci differenziano dalle cugine pallavoliste: il loro ufficio marketing che sa trasformarle in veri personaggi, e la rete più bassa!
Bingo: la rete più bassa! Eh sì… Anche nel salto ad ostacoli le donne hanno gli ostacoli più bassi degli uomini. Solo nel nostro sport non è previsto alcun tipo di adeguamento alle nostre capacità fisiche ovviamente inferiori (la palla più leggera è una cazzata che non menziono neppure). Addirittura ci hanno complicato la vita allontanando la linea da tre, perché per gli uomini era troppo vicina! Loro, gli uomini, non hanno bisogno di saper tirare in sottomano di destro e sinistro, non hanno bisogno di una meccanica di tiro perfetta, di saper fare il semigancio o l’arcobaleno. Loro tirano da 9 metri e schiacciano! Ma se potessimo farlo anche noi non sarebbe forse più spettacolare? Quantomeno con i canestri più bassi sarebbe più facile metterla dentro e i punteggi si alzerebbero di pari passo alla spettacolarità delle partite.
Non molliamo ragazze, teniamo duro, convinciamo le bambine a giocare a basket, perché questo è davvero lo sport più bello del mondo… Anche in versione femminile!

Letto? Bene.
Prima di iniziare, due premesse. La prima: ognuno ha diritto di esprimere la propria opinione. La seconda: questo non è un blog che non si basa su giudizi da educanda (e quindi si allontana dal 98,7% di tutto ciò che viene scritto sul volley in rosa), ma viaggia sul filo della perculata.

Ordunque, come affrontare questo magnifico anatema verso la pallavolo femminile? Si potrebbe buttarla in vacca senza troppi sforzi, con affermazioni tranchant che Beppe Grillo levati: la via breve, diciamo. Oppure si può analizzare il tutto in maniera un pelo (che a quanto pare tira più di un carro di buoi) più estensiva, percorrendo la via lunga. Ebbene, sta a voi capire quale di questi concetti mi appartiene davvero...

LA VIA BREVE

Oh povera vittima! Oh povero movimento cestistico bistrattato! Tutto marcia contro di voi, sono tutti dei gran cattivoni... CERRRRTO, in effetti è colpa di stampa, TV, sportivi generalisti, cavallette e nazisti dell'Illinois se la prima e unica immagine di palla al cesto femminile che viene in mente all'uomo della strada è Lola Bunny che indossa shorts e canotta in "Space Jam". Spero quindi di non offendere i fans (nessuno dei due) della pallacanestro rosa, nell'asserire che questa declinazione del basket...


LA VIA LUNGA

Margini di discussione tanto ampi, ne abbiamo? Certo. Perchè io di 'sta ragazza non condivido il COME ha espresso il concetto, ma ne appoggio in pieno il PERCHE'.

Il "perchè" è presto detto: basket e volley si odiano, da sempre. Condividono lo stesso campo, sono perennemente in lotta per fregiarsi del titolo di secondo sport nazionale, sono in costante ricerca di quelle briciole lasciate da quel gigante di nome calcio. Quasi normale che chi pratica una delle due discipline cerchi di denigrare l'altra, non appena se ne presenta l'occasione: per gente competitiva su ogni fronte è un atteggiamento all'ordine del giorno. Non parliamo poi della versione femminile dello sport con i canestri, il quale fa una fatica immane ad uscire dalla luce riflessa dei colleghi maschi... Ben diverso il discorso per la pallavolo rosa, più seguita perchè fondamentalmente diversa da quella degli ometti: meno esplosiva, meno veloce, ma sicuramente più tecnica e più elegante. Una bella fetta d'invidia da parte delle cugine cestiste ci sta, è fisiologica.

Il resto, che appunto rappresenta quel "come" cui accennavo in cima, si presta comodo comodo a quel pizzico di perculatio. Che, diciamolo, ci sta tutto.
Sabato sera, tornando dal massacro di Torino in pullman, abbiamo saputo della sconfitta del volley femminile nella semifinale dei Mondiali contro la Cina. Alcuni dei miei dirigenti hanno esultato per questo risultato; io sono stata zitta, un po’ scombussolata, e ci ho pensato per 4 giorni.

E l'applausometro per i dirigenti in questione segna... 90! Un risultato di tutto rispetto!
Ora gioisco anche io per la sconfitta delle pallavoliste, e gioisco doppiamente per la seconda tegola contro il Brasile che le ha escluse dal podio.

Applausometro a quota 100, nuovo record!!!
C'è qualcosa di ridicolo in tutto ciò, e non è tifare contro la Nazionale: è pensare che una sconfitta in semifinale potesse ribaltare il giudizio su una Nazionale reduce dal suo più grande successo mediatico degli ultimi 10 anni, spingendo le ragazzine verso altri lidi sportivi. Come per giunta ribadito più avanti:

Ogni ulteriore vittoria del volley significa più spettatori in televisione, più articoli sui giornali, più appassionati sulle tribune, più bambine iscritte… Che tradotto in “cestisticense” equivale a meno visibilità, meno spettatori, meno bambine iscritte, meno possibilità di sfornare campionesse, meno chances di ottenere successi per la Nazionale.

Ahem, la nazionale di basket femminile. La nazionale di basket femminile ha avuto l'ultimo grande exploit e le ultime dirette Rai all'europeo del 1995, con un grandissimo secondo posto: quell'argento di 10 anni fa poteva essere un ottimo punto di partenza. Così ottimo che le azzurre della pallacanestro non sono mai più andate oltre il sesto posto nel torneo continentale, non si qualificano alle Olimpiadi da Atlanta 1996 e non disputano un mondiale dal MILLENOVECENTONOVANTAQUATTRO.
Sperare nella sconfitta di una nazionale ai vertici, così da avvantaggiarne un'altra che non produce uno straccio di acuto da 18 anni, è come credere con fermezza di poter vincere alla lotteria di capodanno senza aver comprato il biglietto.

Ma insomma cos’ha questo volley più di noi? Ok, giocano con mini divise attillate (presidenti sveglia, rendete anche noi un pelo più appetibili per il triste target maschile che ancora guarda solo questo!)

Gli ultimi mondiali del volley hanno appunto evidenziato una massiccia presenza di allupati cronici sugli spalti, per lo più travestiti da famiglie o da comitive di ragazzine under 16. Ah, la sacra arte del trasformismo.

giocano truccate (ma quindi vuol dire che non sudano, perché altrimenti sarebbe impossibile)
C'è uno sport che, nella sua accezione in rosa, supera tutti gli altri per popolarità. Questo sport si chiama tennis.
E' un fatto che molte giocatrici si presentino in campo truccate e ingioiellate.
E' un fatto che molte partite tendano a protrarsi parecchio.
E' un fatto che molte partite si giochino sotto il sole.
E' un fatto che il tennis non sia esattamente uno sport adatto a gente statica.
Inoltre, è un fatto che il sottoscritto non abbia mai visto una tennista uscire dal campo con il makeup sciolto. Ma chissà, forse nel tennis non si suda poi così tanto...

Anche la credenza che le pallavoliste siano delle fighe da paura e le giocatrici di basket dei grossi sacchi di patate va sfatata.
Allora sfatiamo pure un'altra credenza, già che siamo qui: non è che le pallavoliste diventino dei personaggi solo perchè sono delle fighe da paura. Giusto per restare sul suolo nazionale:

 

Questa donna ha scritto la storia, ed ha ispirato una miriade di giovani palleggiatrici;

Questa donna ha lasciato un marchio indelebile sulla serie A1 del nuovo millennio;

 
Questa donna è (stata) uno dei più forti liberi di tutti i tempi, se non il più forte.

Senza offesa per le chiamate in causa: tre personaggi conosciutissimi, zero "fighe da paura". I meriti non vanno confusi con le apparenze.

Non tutte le pallavoliste sono come la Piccinini, già una non esattamente esile come Valentina Diouf (la migliore ai mondiali), è un’altra cosa.

E infatti, nei giorni successivi alla fine del campionato del mondo, chi si è preso le copertine e le interviste alle tv nazionali? Diouf! Merito vs Apparenze, parte seconda.

Perché è facile essere fighe e sempre pettinate quando bisogna solo saltare e aspettare il pallone con il culo in posizione fotografica, quando devi anche scivolare in difesa, passare sui blocchi, correre in contropiede, palleggiare e passare proteggendo il pallone, tirare senza farti stoppare, saltare a rimbalzo, tutto è più complicato... Anche essere aggraziate.

Scemi noi tutti a non aver colto gli unici due movimenti del volley, ovvero saltare e tenere il culo in fuori. Scemi noi tutti a credere che ci fossero di mezzo cazzatelle come spatasciarsi a terra per una difesa al limite, seguire l'attacco avversario e scegliere il tempo a muro, ricevere il pallone nella stessa posizione in cui si farebbe la popò in mezzo a un bosco, rincorrere una biglia sporcata dalla difesa, palleggiare alla meglio dopo un primo tocco sbilenco per non commettere fallo, attaccare tenendo sempre collegati equilibrio e cervello per evitare un block-in, e altri mille gesti atletici che anche una casalinga di Voghera è in grado di mettere insieme.
 
Per fortuna altrove in Europa e negli USA la pensano come me, tant’è che i palazzetti WNBA e gli stadi di calcio femminile (per citare un altro sport che in Italia viene considerato poco femminile) sono straripanti.

Paragonare l'organizzazione dello sport USA a quella italiana è fare un grosso torto al signor Paragone, quindi meglio evitare. Vorrei però solo far notare che la WNBA, diretta emanazione della ben più famosa controparte maschile e per questo tutelatissima, è un campionato a 12 squadre che tra il '97 e il 2009 ha perso la bellezza di 9 team, tra chiusure e riallocazioni. Inoltre la WNBA, sempre la stessa emanazione femminile della lega di pallacanestro più famosa del pianeta, attira in media meno spettatori del campionato di Arena Football (per i meno esperti: è il football americano giocato nei palazzetti, su campi di dimensioni ridotte) e, udite udite, del campionato di Lacrosse (per i meno esperti: non ho la più pallida idea di cosa diavolo sia il lacrosse). Non mi sembra proprio un risultato da strapparsi i capelli.

Bingo: la rete più bassa! Eh sì… Anche nel salto ad ostacoli le donne hanno gli ostacoli più bassi degli uomini.

Quindi anche la corsa ad ostacoli femminile è un brutto sport, c'è da sperare che tutte le atlete italiane perdano a ripetizione. 

Solo nel nostro sport non è previsto alcun tipo di adeguamento alle nostre capacità fisiche ovviamente inferiori (la palla più leggera è una cazzata che non menziono neppure). Addirittura ci hanno complicato la vita allontanando la linea da tre, perché per gli uomini era troppo vicina! Loro, gli uomini, non hanno bisogno di saper tirare in sottomano di destro e sinistro, non hanno bisogno di una meccanica di tiro perfetta, di saper fare il semigancio o l’arcobaleno. Loro tirano da 9 metri e schiacciano! Ma se potessimo farlo anche noi non sarebbe forse più spettacolare?

Ora: sì, è vero, gli uomini schiacciano e tirano da 9 metri, perchè sono fisicamente più avvantaggiati. Ma questa persona sa che esistono anche uomini normodotati che praticano la sua stessa disciplina e che, dall'alto del loro metro e 75 e supportati da un fisico atletico come un creme caramel, riscontrano le stesse difficoltà? Mai sentito un cestista maschio lamentarsi del fatto che "in prima categoria i canestri dovrebbero essere più bassi".

Ve lo dico io quali sono le due cose che veramente ci differenziano dalle cugine pallavoliste: il loro ufficio marketing che sa trasformarle in veri personaggi, e la rete più bassa!

Questa me la sono tenuta volutamente per ultima. Se per "ufficio marketing" si intendono i curatori d'immagine che gestiscono certe atlete, ok, posso anche starci. Ma se invece si intende la promozione a livello di Lega Pallavolo, quella stessa promozione che da anni affossa il campionato e che stava rischiando di far passare un mondiale sotto silenzio, allora, scusate...



...ANCHE NO!!!

venerdì 17 ottobre 2014

Dalla Russia con...tro la polvere?

Allora...
 
Sei stata scelta per sostituire la giocatrice su cui, in quel ruolo, si nutrivano più speranze.

Sei probabilmente il miglior ripiego disponibile sulla piazza.

Sei giovane, ma hai esperienza internazionale e di sicuro sai il fatto tuo.

Sei la risposta alle domande che tutti si sono posti durante il Bellomo:
-Non è che questa squadra è un po' leggerina al centro?
-Mica male l'intesa di Degradi con Camera, ma non è che questa squadra è un po' leggerina al centro?
-Proprio belle le maglie nuove, e pensare che non sono neanche quelle definitive, ma non è che questa squadra è un po' leggerina al centro?
-Rania è stata presa per giocare o serviva una degustatrice di integratori da tenere in panca?


In realtà non sei la risposta all'ultimo quesito, ma tanto se lo sono posto comunque tutti.

Hai una bella coda corvina, il viso pacioccoso e vieni dall'est Europa.

Ma appunto, allora...
Coda più viso pacioccoso più est Europa, uguale stereotipi che si sprecano: ti sembrava proprio il caso di presentarti alla prima foto ufficiale con 'sta palandrana gialla che sembra un grembiule da lavoro? Più che rinforzare il reparto sottorete, pare che sei passata per dare una spolverata alle coppe!


Benvenuta Iekaterina: che la tua forza sul taraflex sia inversamente proporzionale al tuo gusto nel vestire.